Politica
17 Marzo 2018
L’intervento della consigliera dem di Ferrara durante la direzione provinciale del partito è stato tra i più apprezzati

Crisi Pd. Baraldi: “Il buonismo non c’entra niente. Il nostro problema si chiama efficienza”

di Redazione | 3 min

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“Questo è un nostro problema”. Un concetto che vuole mettere di fronte alle proprie responsabilità il Partito democratico di Ferrara, e l’amministrazione comunale di Ferrara che ne è espressione. Un concetto che riecheggia più volte nel discorso che Ilaria Baraldi ha tenuto nel corso dell’ultima direzione provinciale dei dem.

La consigliera, da sempre una delle anime più critiche della linea renziana, ha riscosso diversi apprezzamenti, anche da parte di esponenti di aree diverse, che hanno definito le sue parole coraggiose e veritiere.

“Se sul nazionale posso incidere davvero poco – questo il suo incipit -, sul piano locale sento tutta la responsabilità di quanto fatto finora e di quanto saremo in grado di fare da domani. E penso che per farlo bene occorra, da subito, una grande chiarezza tra noi su dove vogliamo andare e su come vogliamo arrivarci. Le risposte a queste domande serviranno a ciascuno di noi per capire come starci, se sarà possibile, dentro questa cosa”.

E la Baraldi viene subito al punto: l’immigrazione. Un tema che rischia di vedere il centrosinistra rincorrere la Lega in battaglie che gli appartengono per modalità e natura. “È importante che si cominci a fare chiarezza. Distinguendo nettamente le competenze nazionali e locali, quelle amministrative e quelle proprie delle forze dell’ordine. Ad una logica esclusivamente repressiva e securitaria occorre opporre proposte positive e propositive. Ma occorre anche assumersi la responsabilità del funzionamento di meccanismi che dipendono direttamente dal livello territoriale”.

Baraldi si dice “convinta che si possa spostare l’asse della discussione su quanto sia concretamente fattibile e proporre soluzioni adeguate per tempistiche e modalità di attuazione; ma per farlo occorre prima una analisi seria di che cosa non funzioni”.

Ed ecco cosa non ha funzionato: “Se dopo due anni un richiedente asilo ancora non conosce a sufficienza l’italiano perché non fa abbastanza ore di corso, questo è un nostro problema. Se non abbiamo il controllo di dove vadano e cosa facciano durante le ore del giorno i richiedenti asilo inseriti nei circuiti che fanno capo all’amministrazione, questo è un nostro problema. Se l’ufficio sicurezza del comune di Ferrara va potenziato, questo è un nostro problema. Se dopo quattro anni dall’abolizione delle circoscrizioni il progetto decentramento fatica ad avere una sua autonoma efficienza questo è un nostro problema. Se la polizia municipale concentra le sue azioni su alcuni obbiettivi anziché su altri, questo è un nostro problema”.

Un cahier de doléances che certo avrà fatto storcere il naso ad alcuni componenti della giunta lì presenti, ma che nelle intenzioni della consigliera serve per mantenere, o forse riprendere, la rotta progressista: “Il buonismo non c’entra niente – peraltro sempre preferibile al suo contrario. Si chiama efficienza, ed è tutta un’altra cosa e ci riguarda molto da vicino. Non si perde una frazione perché ci sono 14 immigrati”.

E continuare a virare il timone dell’azione politica e amministrativa verso altre sponde può essere pericoloso: “stiamo molto attenti a come usiamo le parole. Attenti quando diciamo «aiutiamoli a casa loro», perché in realtà stiamo dicendo «non deve essere un mio problema, accidenti», che anticipa di poco il «prima gli italiani»”.

Da qui la conclusione anti-naufragio: “Ci sono alcune azioni possibili che consentirebbero un cambio di passo senza perdere i valori che devono guidare una forza di centro sinistra”.

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