Attualità
14 Marzo 2018
Il commento di Lino sul caso Tavelli. Assolto dall'accusa di violenza sessuale, ha perso il lavoro. Ma gli agenti che hanno ucciso Federico indossano ancora la divisa

Poliziotto innocente ma non può tornare in servizio. Aldrovandi: “Differenze che fanno male”

di Redazione | 2 min

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Un poliziotto assolto dall’accusa di violenza sessuale non viene reintegrato in servizio, mentre tre dei quattro agenti condannati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi hanno continuato a indossare la divisa. “Differenze che fanno male” è l’unico commento di Lino Aldrovandi, il padre del 18enne ucciso all’ippodromo in quella maledetta notte del 25 settembre 2005.

Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri – nonostante la campagna “Via la divisa” che ha coinvolto cittadini da tutta Italia – sono tornati in servizio nel gennaio 2014. Tutti reintegrati in servizi amministrativi, eccetto Paolo Forlani a causa di una cura per “nevrosi reattiva”.

Lo stesso trattamento – da cui derivano le “differenze che fanno male” – non è stato riservato a Mauro Tavelli, ispettore capo della polizia di Stato, licenziato al termine di un procedimento disciplinare per l’accusa di violenza sessuale mossa da alcuni transessuali del Cie (Centro identificazione ed espulsione) di via Corelli a Milano.

La sentenza del Consiglio di Stato ha confermato la sua assoluzione con formula piena, giunta già dalla Cassazione, ma nonostante la comprovata innocenza dell’imputato ha mantenuto la destituzione dal suo ruolo nella polizia. Tavelli – che ha trascorso quasi tre anni in carcere – è quindi innocente ma non può tornare a fare il poliziotto. E chi è colpevole dell’omicidio di Aldro continua invece a indossare la divisa.

È lo stesso avvocato Fabrizio Consoloni a segnalare la disparità di trattamento rispetto al caso degli agenti che hanno massacrato e ucciso Federico: “Ora mi chiedo – commenta il legale al quotidiano La Provincia di Sondrio – il motivo per cui il mio assistito abbia subito la più grave delle sanzioni disciplinari che può subire un poliziotto mentre, in altri casi vedi quello di Aldrovandi a Ferrara in cui ci sono state per tre agenti pesanti condanne penali, non si sia invece arrivati alla destituzione”. Differenze che fanno male, appunto.

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