Economia e Lavoro
9 Marzo 2018
La Fials ha incontrato gli operatori che svolgono la loro attività di assistenza penitenziaria. Rilanciate le richieste all'Ausl

Infermieri in carcere: “Siamo pochi e i turni non sono adeguati”

di Redazione | 3 min

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Il sindacato Fials, in carcere, ha incontrato gli infermieri che svolgono la loro attività di assistenza penitenziaria e che, in base alla normativa nazionale e regionale, sono chiamati a realizzare in un contesto multidisciplinare importanti programmi di promozione della salute, della prevenzione delle infezioni e delle malattie croniche.

Infermieri passati alle dipendenze dell’Azienda Usl da circa 10 anni, da quando le competenze sanitarie sono state trasferite dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale e ai Servizi Sanitari Regionali. Riuniti in assemblea, gli infermieri hanno manifestato il loro crescente disagio lavorativo per il mancato avvio di interventi correttivi da parte dell’Ausl, da mesi sollecitati, in materia di organizzazione del lavoro, di orario di lavoro e di dotazioni organiche.

Hanno condensato tutta la loro amarezza e le loro perplessità in una domanda: “E’ veramente convinta, l’Ausl che si possano concretamente ed efficacemente realizzare programmi di promozione della salute, di prevenzione per i detenuti e un’assistenza sanitaria penitenziaria adeguata, con un organico infermieristico risicato a cui sempre più frequentemente vengono imposti sacrifici?

Si analizzano le misure a cui di volta in volta e sempre più spesso il coordinamento fa ricorso: dalla riduzione del numero di operatori in turno, ai cambi di turni repentini, al turno spezzato, agli ordini di servizio, alla revoca delle ferie programmate, all’aumento del ricorso ai “Progetti Emergenza” a cui ormai ben pochi operatori aderiscono, al ricorso alle “deroghe all’orario di lavoro”, appare evidente che “la coperta è corta” anche per l’attività di base.

Il timore di incorrere in errori nella somministrazione dei farmaci è molto forte, soprattutto nel turno pomeridiano, quando in servizio si ritrovano due soli operatori, che devono effettuare oltre 600 somministrazioni alle ore 20, a cui si aggiungono la terapia prescritta “al bisogno”, nonché i trattamenti terapeutici per bisogni rilevati al momento previo consulenza medica, per una popolazione carceraria di circa 360 detenuti, da completare in tempi ristretti e condizionati dall’organizzazione dell’apparato di sicurezza.

L’assemblea è terminata con la riconferma della piena disponibilità da parte degli infermieri a collaborare per individuare e attuare concretamente e in tempi brevi interventi di miglioramento inerenti l’organizzazione del lavoro. “Gli infermieri – spiega la Fials attraversole parole della segretaria provinciale Mirella Boschetti – vogliono essere ascoltati, hanno tante proposte da fare. Solo partendo dalle osservazioni e dalle proposte dagli operatori che materialmente fanno funzionare i servizi si possono realizzare concreti miglioramenti organizzativi, della qualità delle prestazioni erogate, del clima e del benessere nei luoghi di lavoro. Si ripropongono le richieste già avanzate: di rivedere le dotazioni organiche al rialzo e la stabilizzazione della terza unità pomeridiana, oltre alla rivisitazione dell’articolazione oraria giornaliera, più aderente all’organizzazione del lavoro degli altri operatori della sanità che afferiscono alla struttura carceraria”.

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