Goro
7 Marzo 2018
Gianella (FdI): “La vicenda Carife è stato un vero e proprio macello ed ha influito più di tutto"

Gorino, la Lega trionfa ma le barricate non c’entrano

di Redazione | 4 min

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Goro. È nel Comune tristemente noto per le barricate anti-migranti che la Lega registra il più alto numero di adesioni nella circoscrizione Ferrara Mare, con un 34,6% che in provincia è secondo solo a Bondeno, patria del candidato leghista Emanuele Cestari.

Nonostante l’ottima performance della collega Maura Tomasi nella sua Comacchio (dove ha barrato il simbolo del Carroccio il 32% degli elettori) è nella fumantina Goro che i consensi per lei spiccano il volo, in valore percentuale.

Guardando al dato di coalizione, il risultato è ancora più d’effetto: 54,1% per il centrodestra – a Bondeno, per dire, è al 48%, a Comacchio al 53% – quasi 26 punti percentuali per il Movimento 5 Stelle e 16 e mezzo al centrosinistra.

Nella frazione di Gorino il 67% di chi si è recato alle urne ha sostenuto la candidata Tomasi, mentre nelle sezioni del capoluogo la percentuale va dai 49 ai 54 punti. Un exploit. Effetto barricate? Per i più l’associazione è automatica e spontanea: per l’opinione pubblica nazionale ad esempio (ma non solo), è impensabile non rintracciare nel voto espresso dai goresi una particolare vicinanza alle politiche migratorie della Lega di Salvini, vicinanza ravvivata dalle vicende dell’ottobre 2016, quando nonna Elena sbraitava in tv “Meglio incivili che scimmie”.

Eppure, solo limitandosi ad una ricerca d’archivio si può notare come a Goro – come anche in altri Comuni limitrofi notoriamente dem per via della casacca dei sindaci eletti – il centrodestra abbia sempre raccolto la maggior parte delle preferenze nelle elezioni extra comunali.

Succedeva alle Regionali del 2010 (con il centrodestra al 62%, la Lega 15% e il centrosinistra di Errani al 32%) e del 2014 (centrodestra 49%, di cui 27% Lega e Bonaccini/Pd al 35), succedeva alle Politiche del 2013 (quando Silvio Berlusconi convinceva il 39% dei goresi, la Lega da sola il 3% e il 25% sceglieva Bersani/Pd).

A dissolvere le percezioni in tal senso sono anche i rappresentati politici locali. Fausto Gianella (FdI) ad esempio, oltre a ricordare come il boom di Lega & Co. non sia certo cosa nuova a Goro, riconduce il risultato ad uno “scontento generale per le politiche nazionali e principalmente regionali messe in campo qui, dalle strategie per la Sacca di Goro al fallimento della Carife, che ha messo in ginocchio cittadini e azzerato capitali notevoli”.

“La vicenda Carife – aggiunge Gianella – è stato un vero e proprio macello ed ha influito più di tutto. Altro che barricate, qui si tratta dei risparmi di una vita svaniti per colpa di qualcuno. E non dimentichiamo il problema Bolkestein, che riguarda da vicino nostri investimenti di milioni di euro e sul quale le rassicurazioni non sono mai convincenti”.

Simile l’interpretazione di Gino Soncini, consigliere provinciale di opposizione. “Il voto non ha sicuramente nulla a che fare con le barricate: sicuramente il tema sicurezza, più che quello migrazione, è percepito forte ed ha avuto il suo peso. Ma il fallimento di una banca che ha ‘fregato’ il 90% dei cittadini di Goro ha sicuramente un peso maggiore in questo orientamento. Franceschini non poteva certo rimediare a tutto venendo in visita a sbandierare le sue ragioni: sappiamo quel che non ha fatto per il territorio in questi anni di governo”.

Goro insomma aveva ben altro per la testa nella cabina elettorale. E se stupisce il consenso alla destra, allo stesso modo stupisce quello al centrosinistra quando si tratta di eleggere gli amministratori comunali (situazione che non riguarda soltanto Goro, tra l’altro). Diego Viviani (Pd) è stato il preferito dei goresi nel 2011 con il 52% delle preferenze, e di nuovo nel 2016 con il 50%. Prima di lui il centrosinistra rappresentato da Vincenzino Soncini nel 2006 fece ancora meglio, con il 56% (dopo nove anni di governo di centrodestra).

“In quella fase si guarda alla persone, alla migliore squadra in campo, non alla politica nazionale. Si innescano meccanismi diversi” spiega Gianella. Più fuori dai denti l’interpretazione di Soncini; “A livello comunale cambia tutto per via dei ricatti e delle pressioni che il settore della pesca subisce, tra rinnovo di concessioni e gestione della Sacca. È un dato oggettivo, si vota a sinistra per una questione di lobby locali e per salvaguardare l’interesse della comunità”.

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