Politica
6 Marzo 2018
Il consigliere economico: "Il Paese ha parlato in modo incredibilmente chiaro". La sindaca vigaranese: "America ha eletto Trump, noi siamo messi forse leggermente peggio"

Pd dopo la sconfitta. Marattin ‘sogna’ la coalizione M5S-Lega, Paron invita a non gettare la spugna

di Redazione | 3 min

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Ingresso di Palazzo Chigi. Poliziotto: “Mi scusi, può mostrarmi il tesserino?”. Io: “Eh la misera, di già?!”. È con questa disavventura vissuta sul luogo di lavoro che Luigi Marattin, consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei ministri e candidato Pd in Emilia-Romagna per la Camera, stempera la tensione per una debacle totale del suo partito alle elezioni del 4 marzo.

Se il crollo del Partito Democratico è sotto gli occhi tutti, e ha portato alle dimissioni del segretario Matteo Renzi, anche Marattin riconosce la sconfitta e rivolge la sua riflessione ai vincitori – Movimento 5 Stelle e Lega Nord – per cui ‘sogna’ una maxi coalizione per governare il Paese.

“Quando il Paese parla, la politica ascolta – scrive il consigliere economico di Palazzo Chigi su Facebook -. Il Paese ha parlato in modo incredibilmente chiaro. Ha detto che vuole affidarsi al M5S e alla Lega. Per questo, da cittadino, mi auguro che possa nascere al più presto un governo politico composto da queste due forze politiche (che hanno un’ampia maggioranza sia alla Camera e al Senato)”. Un ultimo appello è quello alla responsabilità: “Il bello della democrazia è poter esprimere tutte le posizioni possibili. E poi prendersene la responsabilità”.

Anche un’altra sconfitta da questa tornata elettorale, Barbara Paron, sindaco di Vigarano e candidata Pd alla Camera Ferrara-Modena, accetta il tracollo ma si dice preoccupata “dalle difficoltà di poter formare un governo per la tenuta del tessuto economico e sociale” e volonterosa di continuare a lavorare perché ” io non ho intenzione di gettare la spugna, anzi, la battaglia vera inizia adesso”.

“Il nostro sforzo non è stato vano, perché viene messo a disposizione del bene comune: continuerò a dare il mio contributo fattivamente, impegnando tutte le energie verso la costruzione di idee e progetti consapevole che solo attraverso il confronto e non lo scontro si può dare valore alle differenze di pensiero” annunciava Paron sui social a poche ore dalla chiusura dello scrutinio.

Ma non manca l’analisi a caldo della situazione: “La democratica America ha eletto Trump, noi siamo messi forse leggermente peggio. Ora ci aspettiamo questi “tutti che dovranno parlare con il movimento 5 stelle” e vedremo cosa riusciranno a dirsi, ma soprattutto cosa riusciranno a fare. Sarà molto utile vedere cosa il nuovo governo sarà in grado di fare perché delle chiacchiere e delle critiche sterili non ce ne facciamo niente. Noi progressisti dobbiamo solo continuare a volerci bene, ad essere orgogliosi della nostra serietà e a sederci un poco sulla riva del fiume… riorganizziamoci partendo dai nostri errori, ovviamente, ma senza massacrarci, cerchiamo di essere consapevoli della nostra serietà e concretezza”.

Le critiche sono tutte per gli “odiosi scarica barile o peggio, le recriminazioni”. “Mi è capitato di leggere – racconta Paron – che ‘non siamo stati vicini ai problemi della gente’ (solito banale quanto falso luogo comune, seppur detto da una persona in buona fede). Ho ribadito che non sono d’accordo su questa versione che è profondamente sbagliata e distorce la realtà. Se partiamo da un presupposto falso lo svolgimento del ragionamento e la conseguente deduzione non possono che essere errati”.

“Ribadisco che non possiamo massacrarci così, non è giusto, perché la realtà è esattamente il contrario – prosegue la sua analisi -. Siamo stati concretamente sempre dalla parte dei problemi reali della gente :il lavoro, la salute, la stabilità economica, la giustizia sociale, la riduzione delle disuguaglianze. Non siamo stati e sono certa che non staremo mai dalla parte della paura e della percezione distorta della verità. Per questo non siamo credibili? Non posso accettarlo. Ciò che è successo si risolve combattendo il populismo! E l’unico modo per combatterlo è prima prenderne atto, conoscerlo, poi affrontarlo e sfondarlo attraverso il percorso di scontro con la realtà dei fatti. È sul piano reale che possiamo combatterlo, ma finché non ci portiamo sullo stesso terreno di scontro non lo vinceremo mai. Dobbiamo passare da qui. Ora. Prima che sia troppo tardi”.

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