Politica
5 Marzo 2018
Maura Tomasi — candidata all'uninominale della Camera — sconfigge clamorosamente il ministro Dario Franceschini

Elezioni a Ferrara: è poker Lega, il centrodestra vince dappertutto

di Redazione | 4 min

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Il centrodestra trionfa. Non ci sono altri modi per addolcire una pillola che, per la sinistra ferrarese a un anno dalle amministrative — già entrate nell’obiettivo degli avversari — è indigesta.

Il Pd tracolla, per tutta la notte non entra mai in partita, il resto della coalizione fa quello che può e ci si aspetta e non mette a disposizione della causa più di qualche minuto punto percentuale. LeU fallisce il suo progetto e si tiene nei paraggi del 3 percento, punto più punto meno.

Il risultato è un poker che a Ferrara fa storia. Maura Tomasi — candidata in quota leghista del centrodestra all’uninominale della Camera — sconfigge clamorosamente il ministro Dario Franceschini con lo spoglio che parte con lei che distacca uno dei big dei democratici di dodici punti. Il resto della serata non la vedrà ridimensionarsi più di tanto. A Cento Emanuele Cestari, leghista anche lui e assessore al bilancio a Bondeno, si prende l’uninominale alla Camera con percentuali ancora più bulgare: nel collegio che comprende anche i comuni rossi della bassa modenese si mette in testa con quasi la metà delle preferenze, staccando il deputato uscente dei Cinque Stelle Vittorio Ferraresi. “Cambia la storia in provincia di Ferrara, questo è un giro di boa che ci responsabilizza molto. Evidentemente anche a livello locale le politiche del Pd non sono più credibili”, dice Alan Fabbri.

Il Pd, che aveva schierato il senatore uscente Stefano Vaccari, fa capolino solo in terza posizione: partita chiusa ancora prima che cominci. All’uninominale per il Senato l’ex senatore Alberto Balboni ritorna ad essere il senatore, al presente: la sua serata comincia con un vantaggio di misura, che poi diventano prima 5, 8 e poi 15mila voti assoluti di vantaggio sulla protetta di Prodi Sandra Zampa.

Per l’establishment è uno shock assoluto fin dai primi exit poll delle 23: il segretario del Pd provinciale Luigi Vitellio, quello regionale Paolo Calvano e la consigliera in Regione Marcella Zappaterra sono nella sede di via Frizzi ad attendere i risultati. Man mano che passano i minuti le loro facce diventano sempre più tese prima e scure poi, rifiutano di rilasciare commenti ai cronisti spiegando che lo faranno solo nella tarda mattinata. A loro tocca anche subire l’onta del segretario cittadino del Carroccio che parte dalla sua sede di via Ripagrande altoparlante in mano e arriva sotto le loro finestre a far risuonare requiem e sfottò nelle ore piccole della mattina di lunedì. È in quel momento che i dirigenti dem decidono di smobilitare.

Adesivi del Carroccio in via Frizzi

Lo spoglio comunque, così come le operazioni di voto durante tutta la giornata di domenica, va a rilento. Prima si contano le schede del Senato, poi quelle della Camera: alle cinque passate almeno un centinaio di sezioni non ha ancora terminato la prima delle due operazioni.

È importante solo relativamente: Balboni si mantiene stabile intorno al 35% e quello che perde nel bolognese — i confini del collegio rasentano l’assurdità — lo recupera con gli interessi tra le valli del Delta del Po, la Zampa lo segue intorno al 30 anche se il Pd riesce a rimanere per un soffio il maggior partito. Più distante Ezio Roi del Movimento Cinque Stelle che invece non riesce ad agganciare il 27%, comunque un risultato rispettabile. Eulalia Grillo di Liberi e Uguali raggiunge il 4 percento e ha qualche altro pugno di voti per i resti, gli altri sono tutti stabilmente sotto l’1%.

Per quanto riguarda la Camera Maura Tomasi a metà spoglio sfonda di poco il 40%, in un sistema ormai tripartitico è un cappotto in piena regola: il ministro della cultura Dario Franceschini si ferma al 28 e spiccioli, Marco Falciano dei Cinque Stelle lo segue al 25 e mezzo, Irene Bregola di LeU supera di misura il 3% appena.

Tra candidature paracadutate e collegi sicuri che non lo erano, comunque, finisce che sarà proprio Franceschini, sconfitto, ad essere l’unico candidato del centrosinistra a risultare eletto: è il capolista alla Camera nel proporzionale di Bologna, lì Casini è risultato addirittura vincente all’uninominale contro un Errani che sottoperforma, tanto, e non arriva a un decimo delle preferenze. Sono ancora da assegnare i seggi del proporzionale ma per i ferraresi non c’è speranza.

E di speranza ce n’è poca anche nel collegio di Cento. Camera anche lì, tra i candidati del Pd c’è Paola Boldrini che è in parlamento da tre anni circa ma è solo terza nel proporzionale. Già servirebbe un miracolo di suo, poi Cestari fa segnare un 42% abbondante a un terzo dello spoglio, con Vaccari (Pd) e Ferraresi (M5S) impegnati in una battaglia all’ultimo voto per la seconda posizione litigando intorno al 25 e mezzo percento. Lì Liberi e Uguali fa segnare il risultato peggiore della zona attestandosi a un misero due e mezzo percento. In una notte, è cambiato un mondo.

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