Attualità
7 Marzo 2018
Intervista alla presidente Manuela Macario: "A Ferrara un gruppo molto attivo che fa assistenza contro le discriminazioni, bel contributo anche da Marcella"

Arcigay dedica l’8 marzo alle trans: “Subiscono stesse violenze delle donne”

di Redazione | 4 min

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La foto di copertina dell’evento

di Mattia Vallieri 

Un 8 marzo dedicato alle donne, a tutte le donne. È questo ciò che propone Arcigay Ferrara che ha voluto rilanciare la festa della donna ed ha pensato di porre particolare attenzione verso la questione trans con un programma tutto dedicato a loro con la proiezione del documentario sull’attivista transgender Sylvia Rivera (introdotto da Eva Croce che fa parte del gruppo TransFer e seguito da un aperitivo ed un dj set tutto nella sede di via Ripagrande 12).

A spiegare ed inquadrare l’iniziativa è la presidente di Arcigay Ferrara Manuela Macario che ha parlato appunto dell’evento in programma l’8 marzo, della posizione di una parte del mondo femminista (con le distanze anche verso Arcilesbica sul tema trans), della legge contro l’omotransfobia impantanata al Parlamento e della situazione della provincia ferrarese.

Quali sono i motivi che hanno spinto Arcigay Ferrara a prendere la decisione di dedicare la festa dell’8 marzo alle donne trans?

L’iniziativa l’abbiamo presa come Arcigay Ferrara perché nel nostro logo Lgbti c’è appunto la T che comprende anche le istanze delle persone transessuali. Al nostro interno abbiamo un gruppo trans molto attivo e per questo abbiamo voluto dedicare a loro questa festa. Vogliamo mandare un segnale forte e ricordare al mondo femminista che le donne transessuali subiscono le stesse medesime discriminazioni e per noi non esistono distinzioni; ovviamente il percorso di partenza è diverso ma un uomo che decide di diventare donna subisce la stessa violenza di tutte le altre donne.

La decisione di dedicare questa giornata alle donne trans non rischia di provocare le polemiche del mondo femminile e femminista?

Del mondo femminile spero di no perché qualsiasi donna dovrebbe riconoscersi nelle lotte femministe. Una parte del mondo femminista ha posizione, legittime, diverse dalle nostre ma Arcigay non vuole avere atteggiamenti trans-escludenti e secondo noi non ci sono diversi spazi tra donne cisgender e transgender. La nostra posizione è molto chiara da sempre: in Lgbti la lettera T ha lo stesso peso delle lettere L e G. Nel nostro gruppo di Arcigay Ferrara c’è un gruppo trans molto attivo (di nome TransFer ndr) come dicevo prima che fa anche assistenza e sportello contro le discriminazioni: chi vive in prima persona la condizione di omosessualità o di transessualità ha le carte in regola per parlare dell’argomento.

All’interno dei salotti politici organizzati da Arcigay abbiamo riscontrato un consenso unanime del centro sinistra, di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo per approvare una legge contro l’omotransfobia. Quante possibilità ci sono che questa legge possa vedere la luce in questa legislatura?

Molto dipende da come andranno le cose dopo le elezioni ma con la schiacciante vittoria del centro destra non c’è nessuna possibilità. Con una vittoria del centro sinistra o con un governo di larghe intese la questione sarebbe potuta essere rimessa sul tavolo. Di sicuro è importante che tutte le forze di centro sinistra su questo tema siano sulla stessa linea.

Passiamo alla situazione di Ferrara. Quante persone transessuali ci sono a Ferrara? Si sono mai registrati episodi di discriminazione in provincia?

Il numero di persone non lo saprei ma all’interno della nostra associazione ce ne sono 6 di transessuali di cui 5 ‘m to f’ ed 1 ‘f to m’: non è poco. Da parte delle persone trans non abbiamo mai ricevuto indicazioni specifiche su casi di discriminazione a differenza di segnalazioni che ci arrivano da gay e lesbiche.

Il caso di Marcella di Birra Frara con il suo comig out ha smosso un po’ le coscienze?

Marcella ha fatto un bellissimo coming out e ha dato, magari anche involontariamente, un grosso contributo alle battaglie transessuali. È stata molto coraggiosa soprattutto avendo un’attività pubblica da portare avanti e c’era il rischio che le cose andassero diversamente. Il suo linguaggio è stato molto importante perché ha parlato con semplicità, in una modalità che è arrivata a tutti. È riuscita a fare capire alle persone il male che stava vivendo e noi come gruppo di Arcigay e TransFer la sosteniamo e tutte le volte che possiamo andiamo a trovarla. Lei rimane una commerciante e non una attivista ma dà il suo contributo con la sua quotidianità comune perché anche tutte le persone del nostro gruppo trans fanno una vita normale e comune: chi è avvocato, chi studente e chi imprenditore. Anche questo ci aiuta a scardinare il pregiudizio sulle persone transessuali.

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