Politica
1 Marzo 2018
Tra Franceschini, Bova e Bregola spunta un Bersani del 2013 per un 'elogio' del voto utile

Liberi e Uguali: “Fuori dal Pd perché non siamo disposti a sacrificare valori fondamentali”

di Redazione | 5 min

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In Italia chi non sostiene il Pd in certe regioni e al Senato fa un regalo a Berlusconi”. Le parole appena riportate potrebbero sembrare di un qualsiasi esponente della coalizione di centro sinistra in questi giorni ma invece sono da attribuire a Pierluigi Bersani, intervenuto indirettamente nel dibattito tra Dario Franceschini, Irene Bregola e Alberto Bova alla Camera di Commercio moderati dal direttore di estense.com Marco Zavagli.

A riportare questo audio datato 2013 è proprio il capolista alla Camera di Civica Popolare, che attacca Leu: “La decisione della sinistra di allontanarsi a causa di inimicizie personali sottrae voti alla coalizione, che indirettamente vengono dati a Lega e 5 Stelle. Non ci si rende conto del pericolo che stiamo affrontando e la decisione di Leu rischia di fare perdere il ministro Franceschini contro uno che alle ultime elezioni comunali ha preso 28 preferenze (Falciano dei 5 Stelle ndr) e una che ha perso le ultime elezioni a Comacchio (Tomasi della Lega ndr). Con la mia candidatura intendo porre rimedio a questa pazzia di Leu e prenderò un voto in più di loro”.

Non ci sta assolutamente Bregola cha replica piccata: “Questa è una mistificazione della realtà perché siamo di fronte ad una situazione ed un legge elettorale differente rispetto al 2013. Oggi il Pd si è allontanato dagli interessi di questo paese, chi ha subito maggiormente la crisi è stato chi ha meno e non sono ragioni personali ad aver fatto abbandonare il Pd ad alcuni di Leu che non è composta per altro solo da fuori usciti dem (la stessa Bregola sottolinea più volte di non aver mai fatto parte dei democratici, ndr). Non capisco perché le stesse critiche di incoerenza non vengono mosse verso chi faceva parte del centrodestra e che oggi appoggia il governo e fa parte della coalizione come Casini o Lorenzin ad esempio”. E ancora: “Non siamo divisivi e non siamo disposti a sacrificare alcuni valori fondamentali – tuona la candidata all’uninominale per Leu -. Le alleanze si fanno sui contenuti e le coalizioni in campo sono assolutamente fittizie e voi non avete un programma condiviso. Non esiste un richiamo al voto utile con questa legge elettorale e l’unico antidoto alla destra è un voto dato alla sinistra”.

Nella disputa interviene anche Franceschini: “Negli anni passati siamo stati un collante contro Berlusconi e la destra e questo ci ha sempre fatto stare insieme nonostante venissimo da esperienze diverse. Tutto questo sembra spazzato via quando i pericoli sono maggiori perché prima Forza Italia era al 30% e la Lega al 4%, ora i rapporti di forza si sono rovesciati ed è la destra estrema a dettare la linea. Dall’altra parte c’è la presunzione e l’incapacità dei 5 Stelle e di fronte a questo noi ci dividiamo i voti nei collegi”.

Lo stesso ministro ricorda di “aver lavorato al limite dello stalking con i dirigenti di Leu per restare insieme. Il dato è semplice: nel nostro collegio se fossimo stati insieme avremmo vinto sicuramente ora invece rischiamo di perdere contro una leghista o un grillino. Con i voti di Leu avremmo vinto 50 collegi in più”.

A marcare le differenze con il Partito Democratico però è ancora Bregola: “Sono state fatte scelte che hanno aumentato le disuguaglianze e penso ad esempio al jobs act che ha eliminato l’articolo 18, il decreto Poletti che ha portato ancora più precarizzazione e la Buona Scuola che è stata profondamente contestata dai soggetti coinvolti con l’alternanza scuola-lavoro che nulla ha a che vedere con la formazione. Un altro caso di prudenza è stato il non riuscire a votare la legge sullo ius soli. Ricordo che i parlamentari di Leu hanno votato le unioni civili, anche se depotenziate dall’assenza della step child adoption, ed erano pronti a votare lo ius soli che riproporremo nella prossima legislatura”.

I tre candidati hanno poi affrontato il tema della sicurezza sollecitati dalla domanda di Zavagli sull’arrivo di soldati nella zona Gad. Per Bregola è fondamentale “rianimare i quartieri e le periferie e non si può pensare di regolare le politiche migratorie con la legge Bossi-Fini”, mentre per Franceschini “va garantita la sicurezza con il controllo del territorio e chiedere sicurezza, come hanno fatto oggi alcuni abitanti di piazza Castellina, non è una cosa di destra”. Netto è invece Bova: “Le persone vanno aiutate nel loro paese e gli vanno date le stesse opportunità costruendo case, scuole, ospedali e portando acqua. L’arrivo dell’esercito, un atto di generosità del ministro Franceschini, dal mio punto di vista è stato un errore politico”.

Ai problemi di sicurezza non si può rispondere con soluzioni di destra, l’esercito non l’ho vissuto come risolutivo e l’insicurezza sorge quando ci sono dubbi sul futuro” prosegue Bregola, analizzando poi la questione Carife su cui la candidata di Leu ritiene “quanto accaduto per il territorio grave. Il governo non è riuscito a trovare una soluzione e si è reso conto del problema tardi. Alcuni uomini politici si sono avveduti solo a ridosso delle elezioni in modo sospetto, il fondo di ristoro è molto limitato e pone il problema del dover dimostrare di essere stati truffati”.

A Bregola su Carife risponde Franceschini che si sente chiamato in causa: “Su Carife le cose sono abbastanza chiare, rimane il problema degli azionisti e le persone acquistavano le azioni come fossero titoli di Stato. Sono stupito dalla posizione di Bregola secondo cui non avremmo dovuto fare il fondo perché troppo vicino alle elezioni e rimandare quindi alla prossima legislatura. Il fondo di ristoro (oggi di 100 milioni di euro) andrà ampliato con i risparmi dormienti e abbiamo discusso con le associazioni di azzerati su chi partire individuando i criteri”.

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