Cronaca
28 Febbraio 2018
L’avvocato Anselmo valuta ora il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Igor. I figli di Verri: “Immaginavamo che sarebbe finita così”

di Redazione | 3 min

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“Dopo le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal procuratore di Bologna in occasione dell’arresto di Igor in Spagna, il nostro avvocato ce lo aveva detto fin dall’inizio che il finale sarebbe stato quasi certamente questo”. Sono le parole che Francesca Verri, presente con il fratello Emanuele nello studio dell’avvocato Fabio Anselmo, affida alla stampa non appena letto il decreto di archiviazione.

Decreto che però, fa notare la figlia della vittima di Norbert Feher, “non contiene nemmeno un accenno al fatto che sui telefoni della Polizia provinciale ci fosse la foto segnaletica, senza censure, di quel criminale con l’avvertenza di pericolo per tutti e ciç ben prima dell’omicidio di nostro padre”. E nemmeno una parola poi sulle perlustrazioni fatte la settimana precedente all’omicidio di nostro padre dalle forze dell’ordine nella zona di Portomaggiore (grazie ai quali è stato trovato il primo bivacco di Igor), nè sui tabulati che abbiamo chiesto più volte di avere. Da quei tabulati – utili per stabilire tutti gli spostamenti di Igor in quell’epoca – forse avremmo potuto apprendere cose utili. Ci dispiace che l’inchiesta sia stata chiusa prima che li potessimo esaminare”.

“Noi non crediamo che soltanto Igor sia responsabile della morte di nostro padre – affermano ora entrambi i fratelli -, ma rispettiamo e rispetteremo ciò che dicono e diranno i giudici. Siamo normali cittadini onesti, che pagano le tasse, così come lo è sempre stato nostro padre. In tutta sincerità e con il massimo rispetto, non capiamo proprio come il fatto di fermare semplicemente il servizio dei volontari in quei territori e in quei giorni potesse davvero nuocere alle indagini e alle investigazioni, e ciò soprattutto in considerazione del fatto che i giornali e i telegiornali all’epoca davano notizie in continuazione su come e dove si cercasse Igor”.

“Ci chiediamo, da persone semplici quali siamo – concludono Francesca ed Emanuele Verri -, ma se le ricerche di quel criminale, i sospetti riguardo ai luoghi dove potesse nascondersi, erano divulgati quotidianamente dai media, quale danno poteva dare il solo fatto di dire alle guardie ecologiche volontarie di rimanere nelle loro case dalle loro famiglie?”.

Anselmo considera invece “questa archiviazione, per come è maturata, un successo, perché in essa vengono riconosciuti validi i principi su cui sono impostate la nostra denuncia e l’opposizione all’archiviazione, nelle quali si innesta una valutazione di fatto suscettibile di essere modificata all’esito, per esempio, dell’acquisizione dei tabulati. Illuminante il richiamo del gip alla posizione di garanzia (che noi riteniamo violata) all’art. 55 c.p.p. di pagina 4 del suo decreto (l’ufficiale di polizia giudiziaria non solo ha l’obbligo di indagare sui reati già consumati ma anche quello di operare al fine di impedire che gli stessi “vengano portati a conseguenze ulteriori”, ndr). Riteniamo rivedibile la sua valutazione in punto di fatto, anche alla luce di elementi cui ancora non abbiamo potuto avere accesso per il diniego della Procura di Bologna a tutela del segreto investigativo”.

Anselmo pensa già a un eventuale ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che si potrebbe basare, ipotizza l’avvocato, “sulla mancanza di effettività delle indagini e sul fatto che lo Stato doveva garantire l’incolumità di Verri e non lo ha fatto”.

“Non critico il decreto – sottolinea l’avvocato -, ma mancano chiaramente elementi fondamentali per la comprensione dei fatti, vale a dire l’acquisizione dei tabulati che avevamo chiesto alla procura di Bologna e che avevamo chiesto al giudice di acquisire agli atti. Quando li avremo potremmo anche valutare una istanza di riapertura delle indagini”.

“La responsabilità penale è personale – prosegue -, ha ragione il giudice. e i fatti relativi all’uccisione di Verri oggi sono stati valutati in sede penale, ma mi sento di dire che nessuno si è evidentemente preoccupato della sicurezza di Verri durante il servizio svolto in quei giorni. Nessuno doveva o poteva preoccuparsene? Credo che non si così”.

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