Un’assemblea del Codacons sul caso Carife
“Abbiamo scritto a tutti gli azionisti per informarli dei loro diritti”. Si difende così il Codacons dall’accusa di aver impropriamente contattato gli iscritti di altre associazioni dei consumatori in merito al processo Carife.
L’accusa era stata mossa da Federconsumatori, Adiconsum, Adoc e Lega Consumatori dopo che alcuni loro iscritti le avevano contattate per avere delucidazioni in merito a una lettera del Codacons che li invitava a costituirsi parte civile nel processo sull’aumento di capitale Carife, usufruendo del supporto del Codacons stesso.
“Precisiamo – scrive l’associazione dei consumatori – che con una semplice telefonata o attraverso una mail le suddette associazioni avrebbero scoperto che non era in corso alcun ‘furto’ di associati, ma che molto più semplicemente il Codacons aveva scritto a tutti gli azionisti Carife per informarli dei loro diritti. Il Codacons infatti in qualità di azionista ha avuto libero accesso al Libro Soci, individuando così soggetti ancora potenzialmente sforniti di quelle tutele che costituiscono la finalità stessa dell’Associazione, e non poteva in alcun modo rilevare la possibile iscrizione degli stessi ad altre associazioni dei consumatori”.
“Il Codacons – afferma ancora l’associazione – è una delle poche associazioni che da sempre è in prima linea nei processi penali contro le banche e gli amministratori che hanno danneggiato, con il loro operato, gli azionisti. Si pensi ai casi di Banca Etruria, Banca Marche, banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Fondiaria Sai, solo per citarne alcuni. Ricordando che non esiste alcun diritto di proprietà da parte delle associazioni nei confronti dei propri iscritti, ribadiamo il diritto di ogni consumatore di scegliere liberamente le Associazioni cui rivolgersi per tutelare al meglio i propri interessi. Anche il Garante della privacy, con il provvedimento del 26 marzo 2009, ha espressamente stabilito che è nelle facoltà di ogni singolo socio, a semplice richiesta, di venire a conoscenza del domicilio di altri soci, senza che sia necessario alcun consenso. Forse alcune associazioni dei consumatori farebbero meglio a dedicare più energie alla tutela dei cittadini e meno alle polemiche sterili che lasciano il tempo che trovano”.
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