Politica
20 Febbraio 2018
"Staremo al governo 10 anni, in Emilia arriverà la sopresa: il Pd prenderà una mazzata che ricorderà per 30 anni"

Salvini: “Vogliamo un’Italia normale, il 4 marzo scelta di vita”

di Redazione | 5 min

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Cento. Come il leader della Lega scende dall’auto davanti al palazzo del Governatore lunedì sera per incontrare i suoi militanti viene preso di mira dai suoi sostenitori: tre passi e la sua faccia è oscurata da un tablet per un selfie mentre le telecamere lo inquadrano. Ci sono le televisioni, quelle olandesi comprese, anche quando entra dentro sala Zarri raggiungendo il palco incedendo al centro della stanza e varcando a metà le due grosse file dove si sono seduti i suoi sostenitori per poi piazzarsi tra i dirigenti e i candidati del suo partito: Marco Pettazzoni, Elisabetta Giberti, Carlo Piastra, Alan Fabbri, Gianluca Vinci, Agnese Zaghi ed Emanuele Cestari.

“Grazie perché avete preso un’ora del vostro tempo dopo essere andati a lavorare, visto che non siete sbarcati a Lampedusa”, attacca appena gli danno il microfono. La sala ruggisce, letteralmente: quelli dei circa trecento elettori leghisti che hanno seguito il leader del Carroccio non sono applausi ma gemiti di approvazione.

Lui tiene la folla parlando pacatamente, usa un linguaggio non dissimile rispetto a quello a cui la platea si aspetta, abituata dal mezzo televisivo, ma più soft nei toni: “Le mie elezioni personali le ho già vinte”, dice, “perché ho trovato tanto affetto. Oggi una signora di 91 anni mi ha detto ‘non voto da vent’anni ma questa volta vado a fare la tessera elettorale perché a te ti credo’. Un dodicenne a Trieste mi ha dato il suo numero di telefono perché voleva venire alla manifestazione di Milano, bigiando la scuola per venire da noi. Stiamo risvegliando l’orgoglio che rischiamo di perdere”.

E “la sorpresa più grande” — lui ne è certo — “arriverà proprio dall’Emilia dove il Pd prenderà una mazzata che se la ricorderà per trent’anni”. Frasi che fanno solo da preludio a come chiuderà il suo comizio: “Se vorrete a Cento ci vedremo la prossima volta, ma verrò da presidente del consiglio”.

Prima che Salvini cominci a parlare di politiche servono alcuni minuti, poi ignora totalmente immigrazione e sicurezza — in realtà ci fa solo un passaggio, premesso da “tanto avete capito: vogliamo accogliere chi se lo merita, per i siriani che scappano dalla guerra casa mia è casa loro” e scagliandosi contro il fatto che “a Milano ci sono già alcune ragazze che quando escono si chiedono se non sia un rischio indossare la gonna” — e ammette di non essere un salvatore né di avere ricette miracolistiche in tasca: “Salvini non salva nessuno, è una persona con tanti limiti. Non abbiamo idee di futuro miracolose, ma di normalità. La prima legge che avrò l’orgoglio di cancellare è la legge Fornero perché tocco ogni giorno i disastri che ha fatto”.

E a chi gli chiede delle coperture “io rispondo rimandando la palla nel campo avversario”. Il perché lo spiega con un ragionamento per il quale gli italiani che vanno in pensione “non mettono i soldi sotto un vulcano” ma li spenderebbero liberando al contempo un posto di lavoro “per un ragazzo di vent’anni” consumatore anche lui. “Vogliamo far girare il lavoro, ma non alla Renzi dove tra gli occupati viene contato anche chi lavora un’ora a settimana: quello è sfruttamento”, aggiunge, facendo notare che a un aumento dei consumi aumenterebbe il gettito fiscale e promettendo agli imprenditori “vi faremo lavorare”.

Da lì alla ‘pace fiscale’ a Equitalia — che non esiste più ma il cui nome è diventato di fatto il marchio di qualsiasi agenzia di riscossione tributaria, ndr — è un attimo: “Se uno è rovinato da una cartella da 30mila che non riuscirà mai a pagare io al governo posso fare due cose: far finta di nulla o chiamare queste persone una ad una e dire ‘se paghi il 15% subito chiudiamo la posizione’ e lo Stato incassa subito 50 miliardi”, dice promettendo uno snellimento delle procedure per il saldo e stralcio fiscale.

Mancano ancora le altre riforme: sulla giustizia, dove “serve la certezza della pena, fondamentale, e la riforma dovrà riguardare anche i giudici, perché se sbagliano devono pagare” e sulla scuola “che è stata massacrata e se ne vedono i risultati con i ragazzi o genitori che prendono a pugni le maestre: non bocciare alle elementari è quanto di più diseducativo possibile”.

Il tutto da fare con una scadenza di 10 anni: “perché si rivoterà fra dieci anni, staremo al governo dieci anni”, confida il leader del Carroccio, che poi sorvola anche sulle accuse di fascismo: “Non sta tornando, siamo in democrazia, e chi lo tira fuori è perché non ha un’idea di futuro. Il Carnevale di Cento ha una storia di 500 anni, Mps era ancora più vecchia ma non è sopravvissuta al Pd’.

Alla fine del discorso Salvini fa un’analisi di quanto ha appena detto: “È assurdo trovarci a dire cose normali un lunedì sera ed applaudirle come fossero rivoluzionarie. Andremo al governo facendo cose normali. Difenderò il diritto di un bambino ad avere una mamma e un papà; non è possibile che un disabile prenda in media 280 euro al mese e per un clandestino ne garantiamo mille; se ci sono regole europee che mi obbligano a importare l’olio tunisino o le arance marocchine danneggiando l’agricoltura italiana o i suoi interessi io me ne frego e la difendo, ho il dovere di andare là [nelle sedi europee, ndr] e dire ‘prima gli italiani’. La gente mi chiede due cose: lavoro e sicurezza. Non sarà facile, ma la vedo buona. Il 4 marzo non sono elezioni politiche ma una scelta di vita, o adesso o mai più”.

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