Economia e Lavoro
20 Febbraio 2018
Inviata una lettera alle fondazioni bancarie a livello nazionale con cui si chiede di manifestare un interesse concreto

La Fondazione Carife tenta la strada della fusione

di Redazione | 4 min

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La sede della Fondazione Carife

Dopo la risoluzione della Carife Spa, la Fondazione Carife sta cercando un modo per sopravvivere e continuare a operare sul territorio tentando la via dell’accorpamento con altre fondazioni bancarie.

Durante l’incontro del 24 gennaio scorso, infatti, la Fondazione Carife è stata legittimata dal Ministero ad attuare con tempestività ogni possibile iniziativa per addivenire a una fusione con altra fondazione bancaria nazionale.

Nelle riunioni di ieri di Assemblea e Organo di Indirizzo è stato quindi deliberato di procedere mediante l’invio di una lettera alle fondazioni bancarie a livello nazionale con cui si chiede di manifestare un interesse concreto alla fusione o ad altra forma di aggregazione-collaborazione con la Fondazione Carife, secondo una progettualità condivisa che possa consentire di riprendere a effettuare erogazioni liberali sul territorio ferrarese.

Dal Ministero, però, la Fondazio0ne Carife si aspettava qualcosa di più. “Permettere alla nostra Fondazione di continuare nelle proprie attività filantropiche – viene spiegato in un comunicato – significherebbe infatti aiutare concretamente una realtà locale che con dignità sta cercando di reagire alla scomparsa del proprio istituto bancario di riferimento e che ha visto azzerati i risparmi di quasi 30.000 azionisti. Pur confidando nella sensibilità connaturata alle Fondazioni bancarie, lamentiamo tuttavia la mancanza di un provvedimento ad hoc che avrebbe nei fatti agevolato le aggregazioni tra fondazioni. Nel concordare appieno con il Ministero nel considerare l’aggregazione tra due fondazioni come unica possibile soluzione all’attuale situazione di crisi, riteniamo infatti che rimanga indispensabile predisporre una normativa di riferimento che sia anche incentivante per le fondazioni “incorporanti”. Tale meccanismo potrebbe infatti interessare anche altre fondazioni bancarie, che stanno attraversando analoghe situazioni di difficoltà, anch’esse legate alla crisi del sistema bancario nazionale”.

Da qui l’appello: “E’ quanto mai opportuno che le forze politiche trovino una soluzione legislativa affinché le fondazioni bancarie impoverite dal cosiddetto “decreto salvabanche” continuino – facendo rete tra di loro – a erogare risorse indispensabili soprattutto al Terzo Settore. In mancanza, si assisterà inevitabilmente ad un ulteriore impoverimento di quei territori già fortemente provati dalla crisi del sistema del credito”.

La stessa Fondazione Carife ricorda come, prima di essere colpita dal cosiddetto “decreto salvabanche”, che ha azzerato anche le azioni della Fondazione, sia stata “prestigioso partner di riferimento per le istituzioni locali, al cui fianco ha profuso risorse e competenze per lo sviluppo socio-economico del comune territorio di radicamento, attuando quel principio di “sussidiarietà orizzontale” al quale ogni fondazione di origine bancaria ispira la propria azione”.

“Volendo considerare a titolo esemplificativo il solo settore “Arte, attività e beni culturali”, che annualmente assorbiva circa il 40% delle risorse stanziate per attività istituzionali – prosegue la nota della Fondazione – possiamo senza dubbio affermare che anche grazie al supporto della Fondazione Carife (mediante il sostegno a grandi e piccoli restauri, manifestazioni espositive e concertistiche sia di richiamo nazionale sia di stampo più locale e per mezzo di pubblicazioni su temi ferraresi) sono stati recuperati, valorizzati e promossi quei tratti distintivi e caratterizzanti che nel loro insieme rendono Ferrara attrattiva e per i quali il capoluogo estense ha assunto un posto di rilievo tra le città d’arte italiane”.

Dopo l'”azzeramento”, oltre ad aver attivato il progetto culturale “Spazio Crema”, la Fondazione Carife si è nel attivata “sollecitando i nostri interlocutori, a livello regionale e nazionale, sia in ambito Acri, sia presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, al fine di individuare una via d’uscita a una situazione di crisi creatasi come conseguenza di un decreto ingiusto, impugnato dalla stessa Fondazione e ora al vaglio del Consiglio di Stato nel giudizio di secondo grado”.

“Lo scorso ottobre – riferisce la Fondazione – sembrava di essere molto vicini a una soluzione in grado di permettere alla Fondazione di riprendere la propria attività, grazie a una proposta di legge che avrebbe facilitato le fusioni tra fondazioni bancarie e che sarebbe stata inserita con molta probabilità nella legge di bilancio 2018. Nei fatti invece, a fronte del silenzio legislativo, abbiamo chiesto con urgenza un nuovo confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per approfondire il possibile scenario futuro per la Fondazione”. Che ad oggi rimane quello dell’accorpamento-fusione con altre fondazioni bancarie, dalle quali si attende una risposta.

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