Politica
13 Febbraio 2018
Il sindaco replica all'articolo comparso domenica su L'Espresso dedicato al declino della città: “Suona come una sentenza sbagliata con conclusioni parziali e frettolose”

“La Luna spenta di Ferrara” fa arrabbiare Tagliani

di Redazione | 5 min

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È una risposta piuttosto stizzita quella del sindaco Tiziano Tagliani all’articolo de L’Espresso che questa settimana dedica un reportage al declino di Ferrara, tra il degrado della zona Gad e i servizi sociali della città che riserverebbero più fondi ai migranti che agli altri cittadini in difficoltà.

Una risposta, quella del primo cittadino, che si conclude con un invito all’autore del reportage, Fabrizio Gatti, a tornare a Ferrara per rivedere le sue valutazioni.

“Il suo articolo di domenica scorsa sull’Espresso mi ha aperto finalmente gli occhi – scrive Tagliani -: pensi che io mi figuravo che le “Frecce” e Italo si fermassero da qualche anno a Ferrara per via della nostra crescita turistica, centinaia di migliaia di visitatori da tutta Italia e dall’estero! Invece no: si fermano per imbarcare una folla smarrita di ferraresi derelitti che fuggono da questa città un tempo felice! Certo questa è la spiegazione più convincente. Dopo la lettura del suo “pezzo” mi risulta altrettanto coerente l’inaugurazione nel 2016 della circonvallazione ovest e l’anno prima del ponte su via del Lavoro: si tratta evidentemente di nuove vie di fuga, opere che dieci anni fa non c’erano perché allora eravamo tanto contenti da non sentirne il bisogno”.

Per rimane ‘in zona’, Tagliani bacchetta Gatti sulla confusione fatta nell’articolo sui fondi destinati al recupero dell’area del Grattacielo. Non quelli per il piano periferie (che vale 18 milioni e non 2 come scrive l’Espresso) ma un piano per mettere in regola le due torri “rispetto agli standard minimi antincendio”: “L’ipotesi dell’esproprio da parte del Comune sarà l’unica via percorribile se i condomini (quelli che Lei definisce “ostaggi”) non si decideranno a fare quanto già da molto tempo avrebbero dovuto fare per ripristinare le condizioni di sicurezza”.

Il sindaco spende parole anche per l’ospedale. “Non mi ero accorto di quanto splendido fosse il vecchio ospedale S.Anna: grandi camerate con tanti letti e un unico bagno a favorire le relazioni interpersonali, i corridoi a latere che riproducevano l’atmosfera pittoresca dei quartieri spagnoli tratteggiati da Giuseppe Marotta, tra padelle, pappagalli, amici e parenti, infermieri, barelle e carretti con la cassa per i deceduti. Quanto era fascinoso, ancorché non antisismico! Peccato che oggi sia stato sostituito da un nuovo ospedale con stanze al massimo da due letti e tutte con il proprio bagno, dotato di orribili macchinari ad alta tecnologia, che debacle caro Gatti”.

E dato che ci troviamo fuori dal centro, ecco che si parla di periferie: “Lei non immagina quanto già mi manchi il purpureo riflesso del tramonto sui vetri di quell’esempio di sintesi politico-affaristica che fu il Palaspecchi, tanto bello che nessuno lo ha mai abitato (almeno ufficialmente). Oggi, evidentemente compiendo l’ennesimo errore inconsapevole, abbiamo convinto imprenditori pubblici e privati ad investire 50 milioni di euro per demolire quello splendore e realizzare edilizia sociale, biblioteca e comando dei vigili urbani.
Nel suo articolo, tuttavia, ci sono due cose che non capisco”.

E poi il welfare, con il sindaco che rivendica una pletora di risorse per i bisognosi che non vengono contate nell’articolo che fa solo riferimento a quanto messo a disposizione dell’Asp. La sintesi fatta da Gatti è che per i cittadini in difficoltà l’Asp eroghi prestazioni pari un euro e mezzo, mentre il sistema di accoglienza ne prevede 35 per gli stranieri (poco più di 2 quelli effettivi che vanno direttamente alle persone). Tagliani descrive tutto ciò come una “lineare operazione aritmetica” dove però mancano “gli importanti finanziamenti attribuiti direttamente all’Asp dalla Regione, dall’azienda sanitaria locale e dai piani di zona, e la realizzazione e gestione degli alloggi Erp (nei bei tempi felici si chiamavano case popolari) a canone simbolico da parte dell’Acer, oltre all’impegno (traducibile facilmente in termini finanziari) dell’Istituzione Scuola che a Ferrara si fa carico autonomamente della integrazione e del sostegno dei bambini e dell’aiuto alle famiglie”.

Non si salva neppure la fotografia scelta come copertina per il servizio, una cisterna abbandonata. “È suggestiva e ci ha illuminato, abbiamo un gran bisogno di professionisti creativi che non si fanno intimidire dal potere, e in fondo anche quel filo di verità che una volta si riteneva indispensabile appartiene ormai ai bei tempi andati! Comunque, caro Gatti, occorrerà trovare un altro luogo dove dare sfogo alla creatività, perché quella cisterna che lei ha utilizzato è così proprio perché dopo 20 anni di abbandono finalmente una ditta sta per iniziare le demolizioni e il recupero dell’area; a proposito, certamente lei sa che l’area è privata, e che anche recentemente ci sono stati episodi di ingresso abusivo che hanno generato oggettive situazioni di pericolo, tanto che la proprietà ha sporto denuncia”.

Ultima nota è quella relativa alla sicurezza: “Non ho certo intenzione di nascondermi dietro un dito – dice Tagliani -, visto che sono anni che mi sgolo, ad ogni livello, per segnalare la necessità che le forze dell’ordine siano dotate di più uomini e più risorse, e che forse servirebbero leggi che non consentano ai criminali di tornare a piede libero dopo poche ore dall’arresto”.

Per il sindaco, l’articolo “suona per Ferrara come una sentenza, per di più sbagliata perché ha affrontato i fatti e tratto le conclusioni in modo a mio avviso parziale e frettoloso, influenzata – temo – dal desiderio di suscitare nei lettori una particolare sensazione piuttosto che di dar conto con equilibrio e completezza dei problemi (che ci sono, ci mancherebbe altro, e non lo nego), ma anche delle cose positive”. Perciò, da avvocato, “provo a ricorrere in appello, e la invito a tornare a Ferrara e a trattenersi qualche giorno, nostro graditissimo ospite: potrebbe visitare le nostre scuole, il nuovo ospedale, fare shopping nei negozi (sì, ce n’è ancora qualcuno aperto), vedere i nostri musei e le nostre mostre (da marzo a giugno ne avremo tre in contemporanea), visitare i cantieri che – dopo il sisma – renderanno i nostri palazzi più belli di prima, andare in bicicletta sulle nostre piste ciclabili da Bondeno sino a tutta la Destra Po passando per le Mura Estensi e il parco urbano, ma anche visitare le strutture per l’assistenza, le nuove case popolari e le biblioteche, le scuole di musica e di teatro; avrebbe ovviamente accesso a tutti i dati, e certamente potrà poi continuare a sottolineare i problemi vecchi e nuovi, ma forse con maggiore cognizione di causa”.

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