di Simone Pesci
“La collezione Cavallini-Sgarbi” taglia il nastro, aprendo ufficialmente le porte alla città che fino al 3 giugno prossimo in Castello potrà ammirare 140 opere raccolte in oltre 40 anni, prima da Rina Cavallini e Giuseppe Sgarbi, poi dal figlio Vittorio, che ha ereditato dalla madre la passione dell’arte. Definirla mostra, però, sarebbe riduttivo, e lo si capisce anche guardando il parterre de roi accorso all’inaugurazione, dove spiccavano figure illustri della cultura italiana come il regista Pupi Avati. “E’ un tesoro, vorrei che Ferrara abbia la consapevolezza di quello che c’è qui dentro” afferma Elisabetta Sgarbi, che nel fare gli onori di casa dedica l’esposizione “a mamma Rina e a papà Nino, perché senza di loro tutto questo non ci sarebbe potuto essere”.
A seguire Elisabetta c’è il sindaco Tiziano Tagliani, che può dire “finalmente” per il “ritorno a casa della collezione”, un pensiero condiviso con il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: “Bella occasione per Ferrara, che riabbraccia opere ferraresi che hanno girato per il mondo prima di tornare. E che, prima di essere qui, formavano un meraviglioso caos creativo nella casa di Ro”.
Sfoggia la sua solita ironia Vittorio Sgarbi, nel notare come “l’antagonista Franceschini deve lodare il suo avversario”. “Le opere – illustra Sgarbi riferendosi alla collezione – parlano per me, per voi e per Ferrara. Sta accadendo ciò che scrisse Ariosto nell’Orlando Furioso: mi auguro che queste opere si possano ammirare anche quando non ci sarò più”. E poi, ancora in maniera ariostesca, Vittorio spiega che “l’idea metafisica di una città di pianura che vuole volare altissimo, fa sì che in questa dimensione la pittura ferrarese raggiunge il sublime”.
Sul palco viene invitato anche un mito della scrittura greca come Petros Markaris, che con emozione ricorda Giuseppe Sgarbi. “Mi ha colpito più degli altri componenti della famiglia. Sono stato a casa sua a Ro, sembrava di entrare dentro un museo, quando cambiavi stanza ti sembrava di cambiare mostra. Sono convinto che in quella casa ci fosse uno spirito per tenere insieme tutto: e quello era di Giuseppe Sgarbi”.
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