Comacchio
1 Febbraio 2018
La procura avanza la richiesta di 8 anni per tutti e tre gli imputati dei fatti del luglio 2013

Chiesti 24 anni per la rapina sul ponte del Logonovo

di Redazione | 3 min

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Lido Estensi. Otto anni per tutti e tre gli imputati. È quanto ha chiesto il pm Alberto Savino al termine della sua requisitoria nel processo che vede alla sbarra per rapina Francesco Rizza, 54 anni, di Crotone, Gabriele Benazzi, 66enne di Codigoro, e Roberto Arziliero, 59 anni, nato a Pincara (Rovigo) ma con residenza a Migliarino.

Gli ultimi due sono nomi noti nell’ambito delle razzie, anche oltre provincia. Benazzi e Arziliero facevano già parte vent’anni fa, si parla del 1999, della banda che fece saltare la cassa continua di un Conad di Torino, colpo da 80 milioni di lire finito in sparatoria con la morte di uno dei malviventi, Adolfo Menegatti, 50 anni, di Migliaro, raggiunto da un proiettile della Polizia.

Arziliero compare anche nella cronaca recente locale e non. Nel marzo del 2014 compare tra i cinque membri della banda dei bancomat sgominata a Feltre, Belluno, accusata di vari colpi tra Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, tutti con l’esplosione di acetilene.

Per il tentato colpo di Feltre venne condannato in primo grado a quattro anni e quattro mesi.

Un’altra condanna, a un anno e due mesi, Arziliero la rimediò a Udine per due colpi falliti presso due distributori di benzina.

Questa volta lui e i presunti complici devono rispondere dell’agguato compiuto nel luglio del 2013 al Lido degli Estensi ai danni di un direttore di una filiale Carife.

L’uomo, che stava raccogliendo “a domicilio” versamenti di clienti, stava girando in scooter lungo il ponte su Logonovo quando, in pieno giorno, venne avvicinato improvvisamente da due individui armati. I due erano a bordo di uno scooterone con il volto coperto dal casco e, dopo aver affiancato lo scooter del direttore di banca, lo hanno minacciato con la pistola puntandogliela al volto e intimandogli di consegnare la valigetta che aveva con sè contenente 18mila euro. Tutto è avvenuto in pochi istanti e davanti ad alcuni turisti, compreso un pescatore poco distante che ha avvertito immediatamente i carabinieri.

Le indagini non riuscirono a dare un nome e un volto ai malviventi, tanto che l’inchiesta si stava indirizzando verso l’archiviazione. A un certo punto da Torino arriva una pista.

La procura piemontese, che stava indagando sugli imputati per altri casi, invia ai colleghi estensi gli esiti di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali su un’auto, riconducibili alla rapina del luglio 2013.

In virtù del nuovo materiale probatorio si arriva al processo odierno. In dibattimento vengono sentiti gli inquirenti di Torino e di Ferrara.

L’accusa si basa ora sulle triangolazioni tra i tracciati gps della vettura che faceva da base allo scooterone, alcune conversazioni ambientali e intercettazioni telefoniche. Triangolazioni che secondo la procura darebbero la prova indiziaria della responsabilità della rapina.

Su queste basi il pm ha chiesto otto anni per tutti e tre gli imputati.

Alla prossima udienza, fissata a marzo, toccherà alle argomentazioni della parte civile (la banca) e alle arringhe delle difese, sostenute dagli avvocati Giampaolo Remondi del foro di Ferrara, Enrico Bucci e Angelo Mauro di Torino.

Rapina con pistola in pieno giorno

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