di Martin Miraglia
“Pensiamo che questi collegi siano contendibili: il Pd sta franando e perdendo il radicamento sul territorio mentre il centrodestra è in espansione. Con Liberi e Uguali vengono meno non solo i voti ma anche la base della sinistra che organizzava le feste del partito e volantinava”. E ancora: “Se portiamo al voto la gente di centrodestra, questo ci basta per vincere. Se Alan Fabbri, che è comunque un ottimo politico, avesse portato al voto gli elettori della Bernini avrebbe vinto [la presidenza della Regione, ndr]”.
Sono queste le parole con le quali Galeazzo Bignami, consigliere regionale bolognese — “ma mio padre era di Ferrara”, precisa — aizza la platea della quarantina abbondante di persone che hanno deciso di partecipare all’aperitivo politico organizzato da Forza Italia all’hotel Astra. Tra i presenti si fanno notare, oltre alla Peruffo, anche il consigliere comunale Matteo Fornasini, l’ex candidato sindaco a Cento Diego Contri, l’assessore a Bondeno Cristina Coletti e il consigliere comunale di Copparo Alessandro Amà.
L’incontro, organizzato dalla segreteria regionale, ha visto l’assenza sia del segretario regionale Massimo Palmizio che della sua vice poiché, spiega la coordinatrice provinciale del partito berlusconiano Paola Peruffo, “mi ha chiamato appena sceso dal treno ieri sera per dirmi che Berlusconi ha voluto tutti ad Arcore anche oggi”, in un segno che il braccio di ferro tra i partiti della coalizione sulle candidature non sono ancora finiti nemmeno per quanto riguardia la circorscrizione Emilia-Romagna.
Detto questo, e rimandando a più avanti qualsivoglia annuncio sulle candidature, Peruffo fa sapere che “siamo qui per vincere e per mettere in atto le strategie per farci vedere sul territorio”, promettendo una migliore circolazione tra la base e “il centro” definita di importanza “fondamentale”.
“Sull’uninominale non è ancora stata trovata la quadratura del cerchio”, spiega poi ancora una volta Bignami, che dopo un ripasso storico sulla nuova legge elettorale, emendata a causa delle precedenti sentenze della Corte Costituzionale, arringa che “non essendoci più il premio di maggioranza alla Camera con il 40% servono consensi per evitare che si vinca e non si governi”, e “il non voto è un aiuto allo Ius Soli e al Partito Democratico”.
Tutto questo senza dimenticare che “la presenza di Errani e di altri di Liberi e Uguali non sta facendo passare notti tranquille a Casini e agli altri del Pd”, con il sottotesto che forse, con uno sforzo della base di centrodestra, per il partito questa potrebbe essere la volta buona per espugnare “un territorio, quello del listino della Camera che va da Bologna a nord, notoriamente di sinistra, visto che il centrosinistra arrivava a prendere il 60-70% dei consensi”.
Per far sì che succeda però, “va proferito il verbo della croce sulla scheda senza avventurarsi in altri personalismi”, ovvero — tra la cancellazione del voto disgiunto e la divisione delle candidature tra collegi e listini — insegnare agli elettori a votare. “Per questo sono fondamentali banchetti che avvieremo a breve con tanti fac simile delle schede per farci vedere sul territorio”.
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