Lettere al Direttore
24 Gennaio 2018

Campagna elettorale e polli da spennare

di Redazione | 3 min

Siamo in campagna elettorale e tutti i candidati si sbracciano a premettere diminuzioni di tasse, canone rai, tasse universitarie e chi più ne ha, più ne metta.

Non voglio entrare nel merito della sostenibilità o meno di tali promesse, anche se non mi nascondo che, abbiamo un fardello di debito pubblico, un’occhiuta burocrazia europea che ci controlla in modo assoluto per sostenere la stabilità di una moneta che ci penalizza più dei nostri partner europei, non vedo come tutte le promesso o anche solo qualcuna di esse possano essere mantenute.
Ma al di là di questo disincanto, vorrei portare una mia modesta esperienza di questi giorni che dà il motivo di ritenere che siamo presi come polli da spennare, anziché consumatori o, anche solo più semplicemente, come cittadini.
Visto il costante aumento dei furti nelle abitazioni, in casa mia ho fatto installare qualche anno fa un impianto di allarme, collegato ad un combinatore telefonico mediante una SIM. Per contratto tale scheda deve essere periodicamente ricaricata: all’inizio erano tredici mesi, poi un anno ed, oggi ho scoperto sono stati abbassati i termini per la ricarica periodica ad undici mesi, con decisione autonoma del gestore. Sicché a mia insaputa la SIM è inutilizzabile e considerata scaduta, perché avrei sforato di quattro giorni, secondo il mio scadenziario, ma ho scoperto da più tempo, secondo la normativa autonomamente variata dal gestore, a suo evidente vantaggio. In tal modo il suddetto gestore ha anche incamerato, per il momento, il mio credito risultante sulla SIM del mio impianto di allarme.
Un credito modesto dovuto al fatto dell’obbligo periodico di dover ricaricare la carta che, in realtà, non viene utilizzata se non in caso di invio di un allarme, che, per fortuna, al momento non si è ancora verificato.

A di là di questo furto legalizzato della compagnia telefonica, mi preme attirare l’attenzione sul fatto che è inutile che i nostri candidati politici promettano misure di ristoro, a fronte di una tassazione arrivata ormai a livelli insopportabili, quando si consente alle compagnie di variare unilateralmente le condizioni economiche a proprio vantaggio, alle società pubbliche di aumentare le tariffe dei servizi pubblici (luce, gas, acqua, autostrade ecc.) svolti il più delle volte in regime di monopolio, grazie ad affidamenti in house, a tassi doppi o tripli di quello dell’inflazione reale. Ciò vuol dire impoverire i cittadini che vivono di entrate a reddito fisso. Tutto ciò senza contare il costante e progressivo peggioramento dei servizi pubblici: telefonia con linee ADSL lente e soggette a continue cadute, strade statali e locali mal ridotte che costringono gli utenti a continui e sempre più gravosi interventi di manutenzione dei veicoli sottoposti a maggior usura dalle enormi buche sulle strade (la Romea si deve percorre a zig zag per evitare le buche), la sanità non se ne parla, senza contare che il cittadino si sente indifeso in casa propria da uno stato (con la “s” minuscola).
Per cui ho deciso: non credo a nessuno fintanto che non vedrò azioni concrete e nel frattempo, non provvederò a sostituire la SIM del mio impianto, vanificando la mia sicurezza, per non essere ulteriormente derubato dalla compagnia telefonica, fermo restando che pretenderò il rimborso del mio credito residuo per il momento incamerato dalla suddetta, anche se si tratta di una somma estremamente modesta.
Questo stato non funziona e voglio proprio vedere chi si presenterà il 5 marzo che cosa potrà fare di fronte a questi ladroni di stato (beneficiati da ultimo con un aumento delle tariffe, a fronte dell’apparente abbassamento a seguito del decreto del 30 novembre scorso), della gestione fallimentare delle strade, delle tariffe pubbliche fuori controllo, dei servizi e della mancanza di sicurezza dei cittadini che pagano tasse elevate ed hanno servizi sempre più scadenti.
L.M.
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