Lettere al Direttore
13 Gennaio 2018

I piatti di Medoro

di Redazione | 2 min

Per accorgersi che, almeno in Italia, le associazioni private chiamate “partiti” e “movimenti” politici sono organismi parassitari non c’è bisogno di arrampicarsi sugli specchi. L’assenza di vere idee, ideali, competenze è sostituita dalla guerriglia fatta da comparsate, tweet, post e chat. E dalla spasmodica attenzione ai sondaggi quotidiani, perché brand, sigle, casacche, statuti o non-statuti, si riesce a cambiarli rapidamente quando sembra utile. Si veda l’improvvisa fioritura di sigle partitiche e repentini ribaltamenti di posizioni spacciate fino al giorno prima come fondamenta ideologiche.

Anche la nostra amministrazione, nel suo piccolo, sostiene le fatiche romane. E non inutilmente: le massaie, per esempio, potrebbero emularla convocando pure loro conferenze stampa. Per insegnare, mentre si fanno fotografare sorridenti insieme al capocondominio e i vicini di casa, la genialità del reimpiego ecologico dei materiali di risulta una volta fatto il brodo: invece di buttare nel pattume la carne di cappone e manzo, si può riutilizzarla per preparare polpette o servire pietanze di lesso, battezzandole per l’occasione “i piatti di Medoro”.

Per approfondire i dettagli comunicativi delle loro conferenze stampa le massaie farebbero bene a studiarsi quella “del “cantiere ecosostenibile” del Palaspecchi allestita giorni fa dal Comune di Ferrara. Hanno illustrato ai giornalisti che gli avanzi del cemento armato, ferro, alluminio, vetro, ecc. (rame niente, perché riciclatosi spontaneamente in precedenza), si possono vendere a chi sa riutilizzarli invece di darli ad Hera. Però, e qui sta il segreto, secondo un protocollo d’intesa!

Un altro affascinante uovo di Colombo! È un vero peccato che non ci dicano come i giornalisti presenti abbiano potuto reggere all’impatto emotivo della sorprendente novità.

Paolo Giardini

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