Attualità
15 Dicembre 2017
L'arcivescovo a Vigarano: "Ai coniugi serve sempre un cammino di carità e amore"

Perego: “L’ideale del matrimonio è sempre da raggiungere”

di Redazione | 3 min

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Vigarano Mainarda. “Accompagnare, discernere, integrare”. Sono queste le tre parole con le quali l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio Gian Carlo Perego ha avviato la discussione sulla ‘Chiesa e le ferite del matrimonio’ mercoledì sera nel nuovo oratorio di Vigarano Mainarda nel corso di un incontro organizzato dal gruppo adulti dell’unità pastorale delle parrocchie di Vigarano Mainarda, Pieve, Diamantina, Casaglia, Ravalle e Porporana.

“Queste tre parole sono quelle di un cammino dell’Amoris Laetitita, un testo non solo che viene dopo due sinodi sulla famiglia ma anche dopo un giubileo straordinario”, ha spiegato Perego nell’avvio di un discorso il cui fine era quello di conciliare come le ultime svolte della Chiesa — come la riammissione dei divorziati ai sacramenti, ad esempio — non siano in contrasto con la dottrina ecclesiastica.

“Il primo aspetto importante è la misericordia, che trova nell’Amoris Laetitia uno strumento importante col quale entrare nella società e nelle famiglie”, ha proseguito l’arcivescovo spiegando poi come il loro cammino sia sempre “graduale e anche nei matrimoni più tradizionali ci sono dei limiti a ciò che rappresenta, ovvero l’amore tra la Chiesa e Cristo, perché anche nei matrimoni ‘normali’ l’ideale è sempre quello che si deve raggiungere: non è che quando due persone si sposano immediatamente sono nella perfezione, l’ideale ha sempre bisogno di essere alimentato. È interessante l’osservazione di Papa Francesco secondo cui nel matrimonio ci deve sempre essere un cammino nella carità, nell’amore, anche nella formazione cristiana. Questi cammini presentano dei gradi che necessitano sempre di essere confermati e rinnovati”.

“Secondo Papa Francesco – ha aggiunto Perego – ogni matrimonio è un segno, un’analogia imperfetta dell’amore tra Cristo e la Chiesa, infatti anche in altri testi si dice che la famiglia è quasi una chiesa domestica. Il quasi indica il cammino che bisogna fare prima di raggiungere la santità in senso pieno come lo sono stati i coniugi Martin dei quali abbiamo appena portato le reliquie in cattedrale. E questo cammino graduale non può essere letto all’interno di alcune norme, perché la legge è per l’uomo, non l’uomo per la legge, e per questo non ci basta una normativa che dica cosa si debba e non si debba fare per essere in regola nella nostra esperienza matrimoniale, ma il Papa spiega che più della legge c’è un discorso di coscienza, che può essere retta o può essere erronea, può essere informata o non informata. È un discorso importante perché se consideriamo solo le norme per considerarci in regola da un punto di vista matrimoniale rischieremmo una sorta di fariseismo e di non considerare che a volte ci sono situazioni che interpellano la coscienza di ognuno di noi”.

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