Attualità
14 Dicembre 2017
Franceschini: "Lo spirito della comunità ebraica si respira dappertutto". Bonaccini: "Ferrara non scelta per caso", e anche Sgarbi approva

Mattarella inaugura il Meis, museo “segno di privilegio e responsabilità”

di Redazione | 4 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

di Martin Miraglia

Per onorare l’arrivo del Capo dello Stato in occasione dell’inaugurazione della mostra sul primo millennio della storia ebraica in Italia al Meis di via Piangipane sono arrivati in centinaia, a piccoli gruppi e alla spicciolata. Perché, per dirla con le parole della presidentessa dell’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia Noemi di Segni, “questa è una festa nella festa, e con il museo vogliamo dimostrare che quella ebraica è una cultura viva, integrate, presente nel territorio da millenni e che l’ebraismo non è solo Shoah e drammi ma vita, cultura, storia e convivere il proprio contesto con il creare scientifico e artistico, ed è la storia più bella che si possa raccontare”.

Sergio Mattarella arriva nella sua auto blu intorno alle 17.20: incontra il sindaco Tiziano Tagliani, il ministro della cultura Dario Franceschini e il presidente della Regione Stefano Bonaccini. Li saluta, ci scambia brevi convenevoli in mezzo alla scorta, poi viene portato nella sala d’onore dove ascolterà i loro interventi prima di visitare la mostra (“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” è il suo titolo integrale) che con duecento oggetti preziosi — fra i quali venti manoscritti, sette incunaboli e cinquecentine, diciotto documenti medievali, quarantanove epigrafi di età romana e medievale, e centoventuno tra anelli, sigilli, monete, lucerne e amuleti — poco noti o mai esposti prima e provenienti dai musei di tutto il mondo si prefigge di fare luce sulle tappe più remote dei seguaci del giudaismo.

Tra le aree espositive, curate da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla figurano infatti quelle sulla diaspore, le conquiste del 12esimo secolo, la distruzione del Secondo Tempo di Gerusalemme, la presenza ebraica nell’impero romano l’antigiudaismo e l’accettazione dell’ebraismo nelle varie epoche premedievali e un tour delle comunità ebraiche italiane tra l’800 e il 1200.

“Questo è il primo grande edificio sulla storia dell’ebraismo, nell’ex carcere di Ferrara ristrutturato in modo impecccabile che si appresta dal diventare da luogo di esclusione in un luogo quanto mai significativo di cultura e ricerca, di confronto e dialogo: in una parola di inclusione”, è il commento in apertura del presidente del Meis Dario Disegni che poi ricorda come la costruzione dell’intero complesso del museo ebraico, che conterà cinque edifici “come i diversi libri della Torah” sarà completato solo nel 2020.

“Lo spirito della comunità ebraica si respira dappertutto, la città è molto legata alla comunità e lo è stata nei secoli e tutt’ora nell’immaginario collettivo come ben sanno i turisti che vengono a chiedere dove si trovi il giardino dei Finzi-Contini, per questo il museo ha avuto luogo a Ferrara”, sono invece le parole di Franceschini, che poi ricorda Paolo Ravenna come “uno di quelli che più si è battuto per la costruzione di questo museo, per il quale lo Stato decise con una votazione unanime e una proposta di legge firmata da tutti i capigruppo nel 2003 di dotarsi di un luogo nel quale ricordare la storia dell’ebraismo italiano e della shoah. Questo sarà un luogo molto importante per i ragazzi e per chi sa poco di quanto l’Italia debba all’ebraismo”, senza contare l’attrattività anche internazionale del museo che ha ricevuto importanti attenzioni alle presentazioni di Ferrara e Gerusalemme.

“Questa per Ferrara è insieme un segno di privilegio e di responsabilità”, dice invece il sindaco Tagliani, ricordando come la città conosca “la sofferenza prodotta dalle leggi razziali” citando un altro Ravenna, Renzo, “perché avevamo un podestà ebreo, che ha vissuto il passaggio dal governo della città alla sua cacciata. Per questo l’educazione e al ricerca sono due degli obiettivi principali del museo”.

Per il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che sottolinea di come oggi abbia deciso di presiedere la giunta regionale a Fossoli in risposta ai ‘troppi atti di violenza’ avvenuti recentemente prima di lasciare il palco al rabbino di Ferrara Luciano Caro per l’accensione del secondo braccio del candelabro in occasione dell’Hannukah, “qui si apre un grande spazio culturale, uno spazio che stimola confronti e dialoghi” e il museo “non a caso apre a Ferrara che ha sempre rappresentato un punto importante per l’ebraismo, che si fregia dell’accoglienza degli Estensi dopo la cacciata degli ebrei dalla Spagna del 1492, e le cui prime testimonianze della loro presenza risalgono agli inizi del tredicesimo secolo”.

Alla storia della costituzione del Meis dà il suo apporto anche Vittorio Sgarbi, pure lui partecipante dell’inaugurazione, secondo cui “la storia è un po’ più complessa, c’entra anche l’accusa di fascismo al governo Berlusconi che circolava in quegli anni, e che subii anche alla fiera del libro di Parigi. Tornando in Italia incontrai Elkann e Fuksas e dissi loro ‘costruiamo un mausoleo a Ferrara’. Allora io ero sottosegretario e non potevo fare una legge, quindi contattammo Franceschini che la introdusse come primo firmatario”. E comunque “il museo è bellissimo, ci sono delle riproduzioni di affreschi romani che sono meravigliose. Approvo tutto”.

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