Politica
14 Dicembre 2017
Salvatore Maccarone, presidente del Fitd, sentito dalla commissione di inchiesta sul sistema bancario

Carife. Il Fondo interbancario: “nefaste e illegittime” le posizioni della Commissione Europea

di Redazione | 2 min

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Sono state “nefaste e illegittime” le posizioni della Commissione Europea sull’intervento del Fondo Interbancario nel salvataggio delle banche italiane dissestate. Lo dichiara Salvatore Maccarone, presidente del Fitd, nel corso dell’audizione in commissione di inchiesta, ricordando come su tali azioni penda il giudizio della Corte Europea, per la cui sentenza bisognerà attendere ancora alcuni mesi.

Marchiando impropriamente l’intervento come ‘aiuto di Stato’ l’Ue ha di fatto messo i bastoni tra le ruote a chi aveva già predisposto uno schema volontario di salvataggio che sarebbe stato “meno oneroso per le banche italiane, che hanno tirato fuori 1,5 miliardi in più. Arrivammo tardi – ricorda Maccarone -, avevamo intuito che l’orientamento della commissione fosse negativo e stavamo lavorando per creare consenso tra le banche che avrebbero preso parte a quell’operazione complessa di salvataggio”

Una settimana prima della costituzione del fondo, il crack. E la risoluzione: “Se non ci fosse stata noi saremmo intervenuti riuscendo, verosimilmente, a salvare le banche. Personalmente – dice Maccarone – non avevo la minima percezione che stessimo facendo un esercizio inutile”.

La vicenda Carife? “Banca d’Italia autorizzò il Fondo ad intervenire sottoscrivendo un aumento di capitale deliberato dall’assemblea della banca, autorizzazione che deriva dalle regole di funzionamento del Fitd. L’assemblea e la Fondazione Carife votarono per l’aumento, ma il Fondo non poteva erogare i mezzi senza l’autorizzazione. A quel punto si innescò un meccanismo che si è di fatti bloccato nelle stanze di Francoforte”.

Cosa resterà degli eventi “convulsi” e degli anni di fuoco che abbiamo alle spalle, la curiosità degli interlocutori. Per Maccarone “la percezione è che ci aspetti un periodo di pace, una situazione più tranquilla: se ciò non dovesse accadere, credo che ci si orienterà sempre più verso il bail-in rispetto al bail-out. Il primo fa più paura di quanto dovrebbe ed è molto meno incisivo di una liquidazione coatta, che non risparmierebbe nulla”.

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