di Cecilia Gallotta
Non finiscono le preoccupazioni per i condomini del Grattacielo, che adesso, oltre alla delibera 569 approvata lo scorso 10 dicembre – con cui la giunta ne sentenzia l’esproprio e la consecutiva demolizione per la riqualificazione dell’area – devono fare i conti anche con la disperazione di alcuni proprietari.
“Un signore è andato in agenzia immobiliare per chiedere di mettere in vendita il proprio appartamento – racconta Luca Agnelli, anch’egli proprietario e portavoce dell’associazione Hsl Tutela Grattacielo, riunitasi domenica pomeriggio presso la sala polivalente sottostante – e si è sentito ridere in faccia dall’agente, che ovviamente gli ha chiesto retoricamente come potrebbe mai azzardarsi a mettere in vendita un appartamento vincolato all’esproprio”.
Oltre all’umiliazione il proprietario ha avuto però anche una reazione, quella di “non versare più un soldo per una casa che tanto non sarà più mia”, riporta Agnelli. Un segnale che preoccupa l’unione delle forze che in questo momento i proprietari stanno riversando nel ricorso al Tar, perché “se arriviamo al non funzionamento delle utenze, è la volta che falliamo”.
A motivare il ricorso c’è la mancata dichiarazione di effettive disponibilità economiche nel progetto che il Comune di Ferrara ha depositato nel 2015 al Ministero per la riqualificazione dell’area (e con cui il Ministero si impegnava a cofinanziare progetti di rigenerazione delle singole amministrazioni locali). Dei 39 milioni di euro previsti per l’intervento infatti, come già illustrato dagli avvocati dell’Unione Tutela Espropriati che stanno seguendo il caso, ad oggi l’amministrazione ne dispone solo 5, di cui due provenienti dal sopra citato finanziamento statale.
E la reazione di quel proprietario affonda nello stesso risentimento che anche gli altri mostrano verso l’amministrazione condominiale “che poi è sostenuta da quella comunale”, afferma una condomina. Perché ciò su cui l’amministrazione batte il ferro è l’adeguamento dell’edificio alle norme di sicurezza antincendio, per il rilascio del certificato prevenzione incendi, che però, “per motivi non logici – riportano i membri dell’associazione – la stessa amministrazione ha tenuto nel cassetto dal 2007”.
“E pensare che nel frattempo ci siamo dissanguati con interventi onerosissimi, da 5-600 mila euro cadauno – proseguono i proprietari – a discapito dell’unico intervento che doveva essere stato fatto prima”. Tra i suddetti, il ripristino di nuovi punti di distribuzione del gas, “che ha comportato l’assenza di gas per quasi un anno”, la demolizione e ricostruzione del nuovo impianto centralizzato, e il rifacimento di tutti gli ascensori.
E per quanto riguarda i possibili aiuti monetari in favore dei residenti, ipotizzati dal primo cittadino durante l’ultima assemblea, i proprietari sono tutti d’accordo: “Vogliamo le promesse per iscritto, nero su bianco”.
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