Lettere al Direttore
10 Dicembre 2017

Il grattacielo delle ipocrisie

di Redazione | 4 min

Ruggero Veronese ha scritto in un blog l’articolo “Confondere Grattacielo e degrado significa non capire il degrado”. Doverosamente, direi, perché è giusto che nel bailamme non si manchi di ricordare che sono le azioni umane a creare problemi, non gli edifici dato che il Secondo Principio della Termodinamica non può farcela, da solo, a stimolare la malavita. Al massimo riesce a degradare le costruzioni lasciate senza manutenzione fino a renderle pericolanti, ma senza mai accoltellare nessuno. Però la precisazione non basta a spiegare il gioco sporco recitato dalle parti, bisogna aggiungere qualche altro dettaglio, come la sicurezza disattesa lasciata lungamente in ombra.

Qualche anno fa le torri del grattacielo hanno rischiato di esplodere per fughe di gas metano fuoriuscito dalle condotte corrose nei montanti scale. Si trattava di grosse tubazioni che alimentavano i contatori del gas da cucina degli appartamenti. È noto anche ai gatti domestici che la condotta fino al contatore del gas appartiene col contatore stesso al gestore (Hera), mentre è del proprietario di casa la tubazione dell’impianto gas in uscita dal contatore, le parti coincidono con le rispettive responsabilità. Eppure, fu per il persistere della nauseante puzza da gas lungo le scale, non per l’incombente pericolo di esplosione, se dopo i falliti tentativi di impermeabilizzare le condotte montanti, Hera ha costretto gli appartamenti ad allacciarsi a nuovi contatori posti fuori dalle abitazioni (affacciati alle finestrine delle scale: l’eleganza come sistema!). Si deve agli Angeli Custodi degli abitanti del grattacielo se le casuali miscele esplosive prodotte nei vani scale non furono innescate da accensioni accidentali.

Sorvoliamo sugli inverni del grattacielo trascorsi con i termosifoni freddi, sulle intossicazioni da monossido di carbonio emesso da bracieri, e parliamo del rischio d’incendio di uno stabile di civile abitazione che risulta assolutamente fuori norma per via dell’inapplicato DM 16 Maggio 1987 n. 246, che da subito impone a tutti i grandi edifici civili (quelli vecchi, a partire dal 1992) le compartimentazioni REI, le scale di fuga esterne, gli impianti elettrici ad hoc per gli ambienti a maggior rischio d’incendio, illuminazioni d’emergenza dei vani scale, impianti rivelatori di fumi e di spegnimento antincendio, ecc. E sorvoliamo ancora su un’altra criticità: gli appartamenti del grattacielo adibiti a luoghi di lavoro. Poiché le norme sulla sicurezza dei lavoratori sono molto restrittive, quei locali avrebbero dovuto dotarsi di scale esterne antincendio molto prima del 1992!

Si noti che sono trascorsi 25 anni dal ‘92 ad oggi, prima che un sindaco, che a vario titolo siede a palazzo da almeno 20 anni, si accorga all’improvviso della carenza di sicurezza nel grattacielo. Adesso dichiara disperato “ci troveremmo di fronte a una tragedia” nel caso divampasse il fuoco anche solo in un appartamento delle due torri principali. Come mai il Censore Capo delle Percezioni Soggettive non ha replicato ai Vigili del Fuoco (silenti per 60 anni sul grattacielo, e sì che si vede a chilometri di distanza che non ha scale di sicurezza!) chiedendo qual’è il carico d’incendio necessario per bruciare quella megastruttura in cemento armato? Ci sono forse appartamenti pieni fino al soffitto di fusti di benzina e fosforo bianco? Oppure è la disponibilità di quei milioni di denaro pubblico piovuti dal cielo per la GAD a provocare l’incendiaria voglia di spenderli per far girare l’economia degli amici e degli amici degli amici?

Fra le due guerre e fino agli anni 60, a Ferrara c’era un grande tugurio dalla fama sinistra, un ex convento fatiscente, abitato da almeno 160 famiglie comprendenti molte persone border line: il famoso 70 di via Mortara, fucina di malessere sociale e covo di piccola malavita locale. La maggioranza degli abitanti, ovviamente, era composta da gente che abitava là per l’estrema povertà, non per il piacere di vivere in promiscuità. Fortunatamente un’amministrazione comunale degna di questo nome risolse, con fatica e lungo impegno, l’annoso problema, perché prima di spendere un soldo aveva individuato il punto da risolvere: ovviare alla carenza di beni primari, il primo dei quali era l’abitazione. Perciò fece costruire delle case popolari decenti per sgombrare il tugurio, e alla fine il 70 fu bonificato. Quella stessa amministrazione, oggi, pretenderebbe di risolvere il problema odierno coi criteri di allora individuando qual’è il punto nodale. Scoprirebbe che troppa gente senza lavoro è qui per caso e non altrove, in luoghi più adatti. Per caso, nient’altro che per caso. E con una dignità d’altri tempi oggi sparita rifiuterebbe di formulare le scempiaggini che qualche disastrato prova ad inventarsi come le scimmiottature da Ufficio Mobile, squadra cinofila (almeno più utile della messinscena equestre col paio di cavalli bianchi), mercatino verdura a km 0 contrapposto al mercato della droga di provenienza oltremare, biblioteche ammonitrici ecc. ecc. Mancano ancora le giostre calcinculo gratuite per dare divertimenti agli immigrati con sani passatempi, ma c’è da aspettarsele.

Paolo Giardini

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com