Recensioni
21 Novembre 2017
Prosegue a Villa Medici, sede dal 1803 dell’Accademia di Francia, il ciclo di esposizioni 'rosa'

Peyton e Claudel, ritratti e sculture al femminile

di Redazione | 4 min

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Da quando Muriel Mayette-Holtz ha assunto, nel 2015, la direzione dell’Accademia di Francia, le iniziative si può dire che si siano, felicemente, colorate di rosa.

L’asse portante delle tante manifestazioni che animano settimanalmente le sontuose stanze e l’elegante giardino di Villa Medici è la serie di mostre intitolate Une, ossia «Una» con la quale s’intende, per la cura di Chiara Parisi, il confronto ideale fra due artiste diverse, anche se la prima mostra del ciclo è stata dedicata ad Annette Messager che non aveva previsto il raffronto con un’altra artista.

“Confronto ideale” perché non necessariamente le due protagoniste devono essere coetanee, conoscersi, oppure appartenere allo stesso secolo.

Così dopo la mostra di Yoko Ono e Claire Tabouret, lo spettacolare palcoscenico di Villa Medici, accoglie le sculture di Camille Claudel e i delicati ritratti di Elizabeth Peyton, due donne che hanno fatto arte a distanza di cento anni l’una dall’altra, in due nazioni diverse e in epoche completamente differenti, ma con la medesima carica dirompente per il fatto stesso di volgere al femminile un’irrefrenabile spinta creativa. In particolare, Camille Claudel (1864 – 1943) si può considerare una vera eroina della scultura che, a quell’epoca, ben più della pittura, era considerata arte completamente maschile. Iscrittasi all’Accademia Colarossi di Parigi, una delle tante istituzioni private, spesso condotte da italiani, come nel caso dell’Académie Vitti, Camille ebbe la fortuna di vedersi sostituire il maestro di scultura, Alfred Boucher, con Auguste Rodin di cui non solo divenne modella, ma assidua collaboratrice, ispiratrice e amante. Questo rapporto straordinario, però com’è noto s’incrinò per incomprensioni e gelosie professionali dal momento che Camille stava diventando la grande artista che la Storia conosce, con capolavori come Il valzer (la valse), che è un monumento alla passione dell’amore travolta dalla danza. Purtroppo, le tensioni sentimentali e professionali che si produssero minarono alla radice l’equilibrio psichico della giovane artista che finì per essere internata in una casa di cura dove trascorse gli ultimi trent’anni della sua tormentata esistenza senza più scolpire o creare nulla.

Alcune sue opere più importanti, provenienti dal Musée Rodin e dal Musée Camille Cloudel a Nogent-sur-Seine, popolano fino al 7 gennaio 2018 le sale di Villa Medici in un raffinato dialogo con quelle di Elisabeth Peyton. Americana, nata in Connecticut nel 1965, inserita nel grande circuito dell’arte fin dagli anni Novanta del secolo scorso. Elisabeth, che vive e lavora a New York, è una delicatissima ritrattista: può annoverarsi fra coloro che, in America, contribuirono al recupero dell’arte figurativa. Innamorata di Giorgione e dell’arte antica ha visto nascere dentro di sé, fin dall’età dei dodici anni, la passione per la pittura. Per questo, si iscrisse, ormai diciasettenne, alla School of Visual Arts di New York dove iniziò a immaginare i “ritratti” dei protagonisti dei romanzi di Stehdhal.

Il suo lavoro è ben noto a livello internazionale e compare non solo in gallerie private, ma anche nelle principali collezioni pubbliche, tra cui basta ricordare il Guggenheim di New York, il Museum of Modern Art della stessa città, il Centre George Pompidou, il San Francisco Museum of Modern Art, ovviamente, a San Francisco; il Museum of Contemporary Art a Los Angeles, la Tate Modern Gallery di Londra e il Whitney Museum of American Art di New York. Non è, però, la prima volta che la pittrice americana espone a Roma. Nel 2003, esibì le sue opere nel bel mezzo del Tevere, sull’Isola tiberina.

Adesso, però, l’esposizione a Villa Medici è diversa. Elizabeth ha voluto, in quanto donna, cogliere il mondo di Camille Cloudel, in tutte le sue sfumature. Così come ha rappresentato infiniti personaggi che ha sempre amato profondamente: da Leonardo a Napoleone, a Kurt Cobain, (il rapper scomparso nel 1994 ritratto in un atteggiamento malinconico, suggestivo e coinvolgente), o David Bowie (2012) ritratto con sguardo intenso e profondo, o il bellissimo e significativo acquarello Camille Cloudel sculpting (2010).

Le opere di Elizabeth Peyton sono di piccole dimensioni, realizzate con una tecnica tradizionale che sfrutta la versatilità del colore acrilico.

Tuttavia, il personaggio ritratto lascia trasparire tutto il suo mondo interiore che s’intreccia con la leggerezza aerea delle pennellate di Elisabeth. Le opere realizzate appositamente per la mostra di Villa Medici dalla pittrice americana lasciano entrare le sculture di Camille Cloudel nella composizione, creando un inequivocabile dialogo con le vere sculture che punteggiano il percorso espositivo.

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