Lettere al Direttore
21 Novembre 2017

Fusione, “non facciamo morire Pieve di Cento per dei giochi di palazzo”

di Redazione | 3 min

PENSIERO SULLA POSSIBILE FUSIONE TRA PIEVE DI CENTO, CASTELLO D’ARGILE, GALLIERA E SAN PIETRO IN CASALE

Sinceramente al momento attuale il parere su quello che le amministrazioni PD che gestiscono questi territori vogliono fare a riguardo della fusione non può che essere estremamente negativo. Non danno dati, non spiegano dove sarà il prossimo municipio, non spiegano i futuri uffici che si relazioneranno con i cittadini, dove saranno sul territorio e se rimarranno dove sono, da dove verranno parte dei famosi risparmi promessi dalla fusione, non dicono i servizi come saranno rimodulati, in pratica non danno notizie basilari.

Si limitano a terrorizzare la gente dicendo che non ci sono risorse per andare avanti, che ci sarà l’immobilismo assoluto nel futuro dei nostri comuni per mancanza di fondi, ma se si farà la fusione ci saranno risorse per fare di tutto e di più. Queste risorse sarebbero i 2.370.000 euro che dovrebbero arrivare per i 10 anni successivi alla fusione.

Partendo dal presupposto che non sono fondi certi visto che li eroga lo stato e con una qualsiasi legge di bilancio futura potrebbero diminuire come scomparire (questa è l’Italia). Questi soldi spalmati sui cittadini del possibile nuovo comune corrisponderebbero a 75 euro a cittadino. Se li volessimo vedere ripartiti con la popolazione attuale di Pieve di Cento corrisponderebbero all’incirca a 532.000 euro.

Quindi queste sarebbero le risorse che salverebbero le amministrazioni esistenti e la futura nata dalla fusione? Salverebbero poi amministrazioni arrivate a questo punto dopo 70 anni di monocolore Pci-pds-ds-pd che dall’alto della loro saggezza ci propongono questa soluzione. Come poterci fidare? Come dare a Dracula la presidenza dell’Avis.

Questi soldi non hanno certezza e vincolo di spesa, possono essere tutti spesi per esigenze più urgenti nel territorio di Argile come di San Pietro in Casale come di Galliera e Pieve di Cento non vederne spese per le sue esigenze per svariato tempo.

Come Lega Nord non siamo contrari a priori alle fusioni, come esempio porto la battaglia convinta per la nascita del comune Terre del Reno dalla fusione di S. Agostino con Mirabello.

Nelle fusioni ci vogliono affinità storiche, territoriali, dei servizi, percorsi condivisi e tante altre cose oltre alla convinzione dei cittadini per fare ciò. Tutte cose presenti nella fusione di Terre del Reno, ma non presenti in tante altre forzature effettuate nel territorio Emiliano Romagnolo e non presente in quella prospettata per Pieve di Cento.

Non si può propinare una cosa così, mortificando una storia centenaria di questi comuni. Sindaci e amministrazioni coinvolte, si devono fermare prima di votare una cosa del genere in consiglio comunale, ascoltare i cittadini con un referendum preventivo alla loro votazione.

Si potrebbe obiettare che ci sarebbe un costo evitabile, ma il costo per la democrazia non è mai eccessivo, sentire i propri cittadini non è mai superfluo, ricordatevi e ricordiamoci tutti che i politici e gli amministratori sono lì per ascoltare i cittadini e non viceversa. Non facciamo morire Pieve di Cento e gli altri comuni per dei giochi di palazzo voluti dal PD.

Lorenzo Magagna, vicesegretario nazionale Lega Nord Emilia

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