di Silvia Franzoni
È il giorno della verità al Museo di Storia Naturale di Ferrara. Dopo l’invasione creativa di Museomix, il format che trasforma sale e corridoi in un laboratorio pluridisciplinare, esperti e professionisti sono pronti a presentare i loro prototipi. Museomix, nato in Francia nel 2013, funziona proprio così: i musei ospitanti – 13 in questa edizione, 3 in Italia – aprono le porte a studiosi e appassionati per tre giorni, durante i quali i creativi dovranno ripensare alla fruizione del museo stesso.
Così è successo l’anno scorso al Museo del Risorgimento e della Resistenza, così è successo quest’anno al Civico di Storia Naturale: le sale hanno cambiato veste, si sono riempite di impronte, di codici, di ologrammi, di rocce parlanti. “Sono stati tre giorni di lavoro intensissimi per i ragazzi, ma sono contentissimo, hanno avuto la capacità di ripensare concetti complessi rendendoli semplici”, ci spiega il direttore del museo, Stefano Mazzotti. “Mi piacciono molto i prototipi, tutte le idee sono valide e con alcuni piccoli accorgimenti potranno essere riproposte”, continua mentre tra i piani del Museo è un continuo via vai.
Il primo giorno è per l’ideazione, il secondo per la realizzazione. Il terzo? Per il pubblico. Nel solo pomeriggio di domenica di visitatori se ne sono contati 300. “Il Museo non è un corpo chiuso, il valore dell’intera iniziativa è questo: parlare di scienza ed essere di stimolo a tutti”. E a parlare con il pubblico ci pensano i prototipi dei museomixer. Tre giorni di lavoro hanno permesso infatti di dare forma a tre soluzioni che rispondono – o provano a rispondere – a criticità emerse ed espresse nei ‘terreni di gioco’. Così c’è chi ha ripensato alle modalità di fruizione, di coinvolgimento del pubblico, di valorizzazione delle collezioni. Tre idee in carne ed ossa pronte per il test con il pubblico.
Al primo piano, ad esempio, avvicinando gli occhi a una scatola nera, si scopre un orso che cammina, o una medusa fluttuante. Gli ologrammi rapiscono grandi e piccini, il suono di un picchio e di un gufo suona davanti al diorama del bosco della Panfilia e i più curiosi mettono mano alle rocce attivando un video che mostra immagini al microscopio del campione. Vista, udito e tatto in un percorso amplificato: “Dove c’è interazione con una macchina, il successo è grandissimo – ci spiega la museomixer Imma Molino – i visitatori credono che siano soluzioni già del Museo e non solo prototipi temporanei”.
Una equipe ha invece rispolverato il modo in cui si parla di scienza. I più piccoli sono accolti da Linneo in persona – sì, Museomix ha anche un attore – pronto a classificarvi e immergervi in una visita molto speciale, in cui a farvi da guida sono gli scienziati stessi. Al visitatore basta la curiosità e uno smartphone, anche se il QRCode ha sempre bisogno di una introduzione. “I più piccoli invece sono subito coinvolti, corrono a cercare le etichette che abbiamo nascosto tra le teche”, racconta Violetta Pouedras, muesomixer trevigiana.
Ma il Museo è anche quello che non vediamo. Il palazzo di via De Pisis ha depositi chiusi al pubblico. E questo è un problema di molti musei, che nascondono molto più di quello che mostrano. Così nasce #saicosatiperdi, l’hashtag che guida i più piccoli tra le impronte di uccelli che non vedranno mai e i più grandi tra le domande ad indagare le questioni che causano l’interdizione del pubblico ai depositi. “Il nostro progetto non ha mostrato nulla, ha il merito di aver acceso una lampadina ed è una soluzione di cui potrebbero usufruire molti musei con le stesse criticità”, sostiene la designer Serena Saponaro, a Museomix per il secondo anno consecutivo.
Ma Museomix non finisce oggi. Per l’intera prossima settimana i prototipi resteranno a disposizione dei curiosi proprio tra le sale e i corridoi del Museo. E ci torneranno anche dopo, forse rimodulati, perché hanno conquistato tutti, dentro e fuori il Museo.
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