Attualità
11 Ottobre 2017
Il vescovo Perego a Casa Cini: "Serve equità, inclusione e mettere al centro la dignità dell'uomo"

“L’economia consumista uccide le persone”

di Redazione | 2 min

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“Il mondo di oggi ha bisogno di testimoni, non di maestri”. Suona quasi come una esortazione la frase pronunciata dall’arcivescovo Giancarlo Perego nel corso della sua relazione nell’ambito dell’incontro promosso da Confcooperative sul rapporto tra dottrina sociale e economia, dal titolo ‘Per fare cose nuove, servono uomini nuovi’, svoltosi a Casa Cini.

Dopo i saluti del presidente di Confcooperative Ferrara, Roberto Crosara, che ha sottolineato l’importanza dell’adozione di una nuova etica nel fare impresa, in particolare nell’ambito di imprese sociali, è toccato proprio all’arcivescovo fare l’excursus storico per mostrare la nascita e lo sviluppo della dottrina sociale della Chiesa. “Tutto ha inizio nel 1891 con l’enciclica ‘Rerum Novarum’, testo in cui la Chiesa prende coscienza delle dinamiche del mercato del lavoro e si interessa delle logiche di chi fa impresa. ‘Rerum Novarum’ raccoglie gli sforzi del laicato e li inserisce nella Chiesa. Più di settant’anni dopo spetterà a Giovanni XXIII con l’enciclica ‘Pacem in terris’ introdurre nella dottrina sociale il tema della pace, un tema che si rivela strettamente legato a quello del lavoro dell’uomo e anche dell’ambiente”.

“Proprio i temi ambientali – ricorda Perego – sono stati introdotti di recente da papa Francesco. In ‘Laudato si’ Francesco raggruppa le tematiche legate al lavoro dell’uomo con la natura circostante, mentre invece in ‘Evangeli gaudium’ il discorso è più incentrato alla necessità di portare avanti l’idea di una economia inclusiva e umana”.

No all’economia consumista, sì a una economia equa. “L’attuale idea prevalente di economia – sottolinea l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio – uccide le persone, è esclusiva, elitaria e riduce tutto al mero consumo. Nel contesto europeo devo ammettere che l’Italia è il paese che più ricerca di mantenere l’economia quanto più equa possibile: l’Italia è il paese del volontariato. Nessuno Stato europeo contempla il volontariato: se vai in Germania o in Romania e fai un gesto gratuito ti danno del deficiente poiché tutto deve fare profitto. L’Emilia Romagna e Ferrara sono l’esempio di come si possa fare una buona economia sociale pur garantendo il profitto”.

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