Politica
17 Luglio 2017
Il pareggio garantito solo vendendo entro l'anno Palazzo Giulio d'Este per 4,7 mln. È la manovra per non violare il patto di stabilità e subirne le pesanti sanzioni

La Provincia rischia: o vende la prefettura o saltano i conti

di Daniele Oppo | 3 min

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Una vera e propria scommessa ad alto rischio quelle della Provincia di Ferrara: vendere Palazzo Giulio d’Este, la sede della prefettura, entro quest’anno per far quadrare i conti. Pena subire le pesanti sanzioni per la violazione del patto di stabilità.

È l’escamotage contabile utilizzato per poter arrivare al pareggio di bilancio, rispettare il patto di stabilità e non vedersi tagliate le risorse per l’anno a venire. Ma è un’escamotage le cui possibilità di realizzazione non sembrano altissime, anche per il prezzo: difficile trovare in poco più di cinque mesi un acquirente disposto a sborsare 4,7 milioni di euro.

Il parere dei revisori. Un rischio riconosciuto anche dai revisori contabili che, nella relazione al bilancio di previsione, scrivono in neretto e sottolineano che, pur dando parere favorevole, lo danno «con riserva […] essendo il pareggio finanziario legato all’alienazione del Palazzo Giulio D’Este entro il corrente anno». Una situazione che già da ora comporta – sempre secondo i revisori – che «l’amministrazione provinciale dovrà astenersi dalle spese che non siano urgenti ed indifferibili, fino a quando non si sarà avverata detta condizione».


Mani legate già da subito. Posta in altri termini, significa che la Provincia ha le mani legate dal punto di vista finanziario, più di quanto non gliele abbia già legate la riforma Delrio, con tutta evidenza fattore primario che ha portato al generarsi di questa condizione, lasciando in capo all’ente provinciale responsabilità di primo livello (strade, scuole su tutte), ma tagliando al contempo le risorse finanziarie (e quelle umane) da devolvere e gli spazi di manovra. Non è un caso che molte province abbiano deciso di usufruire della deroga che porta a settembre anziché al 31 luglio il termine ultimo per approvare il bilancio. Non è un caso che quasi tutte le provincie oggi siano in estrema sofferenza e che il governo cerchi – con la “manovrina” – di tappare qualche buco aggiungendo risorse, comunque insufficienti.

Il rischio di violare il patto di stabilità. E in caso la scommessa della Provincia estense – chiamata ad approvare il bilancio mercoledì 19 luglio con l’assemblea dei sindaci (lo schema quadro è stato approvato mercoledì scorso dalla giunta) – non andasse a buon fine, le conseguenze sarebbero disastrose perché, con l’ente in forte disavanzo, dal 2018 scatterebbero le sanzioni per la violazione del patto di stabilità, ovvero si ridurrebbe ancora più al lumicino la capacità di spesa: significherebbe interventi ridotti all’osso, e solo per le emergenze, per sistemare strade e scuole o assicurare il controllo e la protezione delle risorse naturali.

Le possibili sanzioni. Per prima cosa ci sarebbe un ulteriore taglio delle risorse provenienti dallo Stato con una riduzione per tre anni delle assegnazioni del fondo sperimentale di riequilibrio, in misura pari allo scostamento registrato. Poi dal 2018 la Provincia non potrebbe impegnare spese correnti in misura superiore a quanto impegnato nell’anno precedente al verificarsi del disavanzo (2016), ridotto dell’1% (e al netto di quanto l’ente deve versare al bilancio dello Stato). Verranno poi azzerate le possibilità di indebitamento per gli investimenti e le possibilità di assumere personale (perfino stabilizzarlo), cosa che la Provincia di Ferrara avrebbe in programma di fare, assumendo un dirigente per il settore finanziario, oggi palesemente in difficoltà.

Le strade alternative. I revisori propongono anche strade alternative per raggiungere il pareggio, ma sono soluzioni che stringerebbero in una morsa micidiale le corde attorno alle mani della Provincia: blocco della spesa corrente e/o blocco della spesa per investimenti; aumento delle attività di verifica e controllo delle entrate. Ovvero: condannare l’ente all’immobilità e provare a raschiare il fondo del barile per tirare su le briciole.

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