Eventi e cultura
29 Aprile 2017
All'Ibs la presentazione del libro scritto dell'attivista antiproibizionista Luca Marola

Marijuana rulez. Gli Usa dalla guerra alla droga a modello di apertura

di Redazione | 4 min

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Come è possibile che gli Stati Uniti, paese che ha applicato più di ogni altro la guerra al consumo di droga, oggi stia vivendo la più grande regolamentazione sul consumo della cannabis? È questo l’interrogativo centrale della presentazione del libro ‘Marijuana rulez’ all’Ibs del conduttore radiofonico, nonché attivista antiproibizionista, Luca Marola accompagnato nel dibattito dal consigliere comunale Leonardo Fiorentini e dal ex sottosegretario alla giustizia Franco Corleone.

“A metà degli anni ’90 solo il 16% degli americani era a favore della legalizzazione, oggi siamo al 54%” dichiara Marola, convinto che il cambio di passo decisivo sia stata “l’idea dei movimenti antiproibizionisti che hanno scalfito il pensiero della marijuana pericolosa attraverso testimonial che erano malati e famigliari distrutti dalla guerra alla droga. La gente ha iniziato a chiedersi come fosse possibile questo e molti hanno capito che la lotta alla droga portava solo disperazione”. Lo stesso attivista sostiene come “tutti i dati smentiscono i proibizionisti ed oggi oltre alle idee abbiamo le esperienze reali. In Italia di fronte ai numeri i proibizionisti rispondono sempre con le stesse frasi, magari in un salotto tv, mentre in Usa sono più pragmatici e molti repubblicani hanno ammesso di aver sbagliato”.

È Corleone ad aprire la presentazione: “Molti anni fa qua a Ferrara il Forum Droghe organizzò un seminario internazionale molto significativo con il patrocinio oneroso del Comune. – introduce l’ex senatore -. Il relatore principale era Ethan Nadelmann, figura di rilievo nel mondo antiproibizionista americano e fondatore di Drug policy alliance, e ci fu una delle ultime apparizioni pubbliche di Giancarlo Arnao”. L’ex sottosegretario alla giustizia afferma che “il pensiero unico contro le droghe è stato costruito negli Usa non solo come politiche ma anche come ideologia basata sulla morale. Prima c’era il proibizionismo sull’alcol poi, quando venne sconfitto quello, si riconvertì sulle droghe ed il primo bersaglio divenne la marijuana vista come sostanza etnica e di piacere”.

Un pensiero positivo sulla città estense che non trova concorde Marola che ricorda come “proprio il Pm di Ferrara lanciò una campagna di criminalizzazione dei grow shop con lo scopo di applicare la legge Fini-Giovanardi (l’autore è fondatore di uno dei più antichi grow shop italiani con sede a Parma ndr)”.

L’analisi si sposta sulla situazione italiana: “L’Italia ha accettato una visione proibizionista approvando leggi molto pesanti che equiparavano l’utilizzatore di droghe ad un matto – chiosa Corleone -. La nuova legge del 1975 tutelava il consumatore di modiche quantità, poi nel 1990 Bettino Craxi, andando contro le radici del Psi, ha iniziato una feroce battaglia proibizionista”. Secondo l’ex senatore “dalla legge Iervolino-Vassalli del ’90 oltre 1,1 milioni di giovani sono stati inviati in Prefettura per il semplice motivo di aver fumato uno spinello, una persecuzione di massa per una intera generazione. Tanti i ragazzi che si sono suicidati ed il ministro Martelli ha cercato di migliorare quella legge”.

“Come paese non ci siamo fatti mancare niente e siamo passati alla legge Fini-Giovanardi che equiparava tutte le sostanze e siamo riusciti ad abbandonarla solo grazie ad una battaglia tutta giuridica” ribatte Corleone che sottolinea come “a salvarci è stata la Corte Costituzionale non la politica. Quando ho chiesto al Pd se senza la Corte Costituzionale ci saremmo liberati della Fini-Giovanardi ci fu un silenzio imbarazzante”. E ancora: “La legge Fini-Giovanardi ha creato un vero dramma sociale – tuona l’ex sottosegretario -. Sono sbalordito oggi nel vedere che il decreto Minniti reintroduce sanzioni amministrative, già bocciate dalla sentenza della Consulta, come faceva la legge Fini-Giovanardi”.

“Bene le regioni italiane che hanno approvato regolamentazione per canapa ricreativa e terapeutica e ritengo ci siano anche da noi le condizioni oggi per vincere visto il consenso nella società”, spiega ancora Corleone, mentre il finale è una stoccata di Marola verso il ministro Lorenzin. “Ha detto che è contraria alla legalizzazione perché madre – conclude il conduttore -. Lo ha fatto il giorno sbagliato, proprio mentre il premier canadese ricordava che il primo motivo per legalizzare è salvaguardare i figli”.

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