di Giuseppe Malatesta
“Buona Pasquetta Igor, sempre in guardia campione!”, “Grande Igor non mollare”, “Resisti!”, “Se ti incontro al bar ti offro uno spritz”. Si possono leggere anche commenti simili sul profilo Facebook del killer del Mezzano, la cui notorietà cresce come crescono i giorni di ricerca vana nell’area orientale dell’Emilia Romagna.
Non solo proliferano da giorni gli eventi a tema organizzati, complice anche la concomitanza con le scampagnate di pasquetta – che si prestano al contesto –, ora c’è anche chi fa delle foto di Norbert Feher la propria immagine del profilo.
Un fenomeno, quello del mito del bandito, con precedenti che hanno segnato epoche e generazioni in altri casi eclatanti di fuggiaschi, amplificato nell’era dei social network a suon di fotomontaggi, meme e parodie virali condivise a macchia d’olio sugli smartphone. Nel caso di Norbert Feher, protagonista di vignette augurali pasquali e di locandine di celebri film, è certamente prematuro parlare di mito: il coinvolgimento è effettivamente ancora contenuto a gruppi poco numerosi, se paragonato alle ‘mobilitazioni blasfeme’ collegate ad altri casi di cronaca recente italiana.
Quotidianamente invaso di commenti di ogni genere, la pagina personale di Feher è comunque tra i preferiti di molti naviganti che, come improvvisati detective, spulciano ogni angolo del web alla ricerca morbosa di informazioni sul misterioso ‘Igor’, commentando i suoi gusti musicali e cinematografici, notando i suoi ‘Mi piace’ a Willy e il Coyote, The Fairly OddParents e ad altri cartoni animati per bambini, a Rambo, il personaggio a cui stampa e opinione pubblica lo accostano spesso in questi giorni.
C’è poi chi immagina suoi fantomatici accessi online e nota presunte modifiche recenti al profilo. A tal proposito, secondo quanto ieri dichiarato dall’Huffington Post, secondo gli inquirenti Norbert sarebbe entrato l’ultima volta nel suo profilo il 9 aprile – dopo l’omicidio di Portomaggiore – tramite un apparecchio cellulare “per cancellare alcune fotografie forse compromettenti o in grado di ricollegare qualcun altro a lui”. Come noto, le forze dell’ordine controllano la pagina da ben prima che questa fosse resa nota al ‘grande pubblico’: almeno dal 2015, nel periodo delle indagini sulle rapine di Villanova di Denore, Mesola e Coronella.
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