Attualità
7 Aprile 2017
Anche il nido Ugo Costa abbandona la mensa interna. Per il pasto da casa bisogna aspettare i tempi tecnici

Cir allarga il raggio delle scuole ferraresi

di Redazione | 3 min

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Se un gran numero di genitori ferraresi ha mostrato un generale malcontento riguardo al servizio di refezione dei propri figli, questo sembra non smuovere le acque più che tranquille della ditta Cir Food, ad oggi fornitrice di oltre 3 mila pasti per i bambini di quasi tutte le scuole della città. Dal prossimo settembre, infatti, Cir food allargherà ulteriormente il suo raggio, perché anche l’asilo nido Ugo Costa abbandonerà la sua attuale tipologia di mensa e si uniformerà al “presidio Cir”.

“Il nido Ugo Costa – spiega il gruppo di genitori ‘Mensana’ – era forse l’ultimo esempio di mensa interna a gestione diretta, perché le cuoche sono dipendenti comunali; le tre cuoche attualmente presenti, coadiuvate al bisogno da un’ausiliaria, preparano circa 100 pasti giornalieri, 5 giorni a settimana, facendo felici grandi e piccini. Dal prossimo anno verranno spostate ad un altro servizio comunale”.

Terminerà dunque uno dei modelli di mensa ben funzionante e maggiormente apprezzato dai genitori: ad esclusione delle mense interne di alcune scuole private, infatti, una ad una le scuole ferraresi sembrano aver abbandonato il modello della cosiddetta ‘mensa fresca’, cioè ‘a km zero’, per uniformarsi sempre più al servizio catering, ai pasti cioè “veicolati dalla gestione industriale delle mense”, che prevede quindi la cottura dei cibi presso l’azienda Cir e il loro successivo smistamento.

Anche l’effettiva cottura in loco però, solleva non poche perplessità da parte dei genitori, che in un incontro con i rappresentanti Cir hanno fatto presente che “alcuni prodotti non possono essere stati cotti in giornata, perché arrivano congelati”. Si è così fatta luce sul complesso fenomeno della ristorazione collettiva, in quanto “distribuire i pasti a migliaia di bambini comporta di per sé un numero di problemi, accorgimenti ed attenzioni che viene centuplicato rispetto a quelli già normalmente presenti quotidianamente nella preparazione di un pasto per 100 bambini”.

Un fenomeno che ha inevitabilmente portato alla provenienza non italiana di molti prodotti, poiché la fornitura locale non risponde alle quantità giornaliere necessarie. Forse tutto questo passerebbe inosservato ai genitori, “se i bambini mangiassero volentieri e il cibo non andasse per metà sprecato e buttato”: cosa che ha mosso il gruppo Mensana ad estendere anche a Ferrara la possibilità di portare (per chi vuole, tramite raccomandata al dirigente scolastico) il pranzo del proprio figlio da casa.

Un’estrema provocazione che guarda ad un obiettivo successivo: quello di ripristinare una mensa interna, e, conseguentemente, di maggiore qualità ad un prezzo più equo.  Un traguardo che per il momento sembra ancora un’utopia, e in vista del quale, i genitori Mensana si interrogano “sull’obiettivo finale, su quale sia il punto di caduta del servizio di refezione scolastica ferrarese”.

La possibilità di consumare a scuola il pasto portato da casa non partirà però dal 10 di aprile prossimo, come erroneamente riportato sulla stampa locale. Per garantire la salute dei bambini, infatti, l’Istituzione Scuola del Comune di Ferrara specifica che  sarà necessario osservare ineludibili tempi tecnici che consentano di verificare il rispetto dei necessari requisiti igienico-sanitari, in accordo con l’ente locale e l’Asl.

L’impegno dei dirigenti scolastici, in attesa di apposite indicazioni da parte dei ministeri dell’istruzione e della sanità, “è di verificare e valutare le condizioni di fattibilità per rispondere alle istanze ricevute, anche alla luce dei necessari pronunciamenti da parte degli organi collegiali”. La scelta va comunque orientata verso alimenti a “basso rischio igienico”, non facilmente deperibili e preparati di fresco, come ad esempio pasta e riso con verdure, farro, insalata con verdure e legumi, pizza al pomodoro, panini e frutta.

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