Attualità
7 Aprile 2017
Aumentano gli over 65 nel ferrarese dove, secondo il Cupla, serve più sostegno anche alle famiglie che se ne prendono cura

Più servizi socio-sanitari domiciliari per garantire salute e dignità agli anziani

di Redazione | 3 min

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La popolazione ferrarese è la più longeva di tutta la regione Emilia-Romagna. Se a livello  regionale, infatti, gli over 65 rappresentano il 25% di tutta la popolazione, a Ferrara si attestano sul 27%.  Stesso trend anche per gli over 75 che in regione sono il 13% mentre salgono al 15% sul territorio ferrarese che detiene anche il primato anche per gli over 80: il 9% a Ferrara contro l’8% della regione (dati indagine Passi d’Argento della Regione Emilia-Romagna). Una situazione sociale ed economica che richiede molta attenzione dal punto di vista dell’assistenza socio-sanitaria e delle politiche per la prevenzione, come è emerso dal convegno “La domiciliarità è ancora una scelta strategica?” organizzato dal Cupla (Coordinamento dei pensionati del lavoro autonomo) per fare il punto sul livello di assistenza nel ferrarese, soprattutto per gli anziani non autosufficienti.

Nel suo discorso introduttivo Valentino Calderoni di Anp-Cia Ferrara e coordinatore del Cupla, ha spiegato un concetto fondamentale, portato avanti in questi anni dal coordinamento: l’assistenza domiciliare deve garantire non solo il sostegno puntuale ed efficace, ma la dignità della persona.

«Nel nostro coordinamento – ha spiegato Calderoni – abbiamo sempre considerato la domiciliarità come caposaldo della rete di servizi socio-sanitari, da sostenere e incentivare perché consente alla persona anziana di vivere nel proprio ambito familiare accudito e rispettato. Oggi troppo spesso assistiamo a episodi di assistenza inadeguata o maltrattamenti delle persone non autosufficienti nelle case cosiddette “di cura”. Per sostenere le famiglie che assistono gli anziani a casa, chiediamo un potenziamento dell’assegno di cura, un contributo economico importante, stanziato dalla regione dal 1995. In questi anni c’è stata, infatti, una contrazione delle risorse che alimentano questo sostegno: nel 2014 sono stati stanziati 2 milioni e 400mila euro, nel 2015 circa 1 milione e 200 mila euro e nel 2016 poco più di 900mila. Noi del Cupla chiediamo che l’assegno di cura venga erogato al 100% – attualmente viene riconosciuto nella misura del 30% se la persona percepisce già l’assegno “di accompagnamento” – e diventi una sorta di reddito mensile per chi in famiglia, soprattutto donne, si prendono cura quotidianamente dell’anziano».

Nel corso del convegno è intervenuta Simonetta Puglioli, responsabile dell’Area Integrazione socio-sanitaria e politiche per la non autosufficienza della Regione Emilia – Romagna, che ha spiegato le iniziative e i contributi attualmente erogati, per garantire alle persone anziane i servizi sociali e sanitari. Nel 2016 la Regione ha stanziato circa 430 milioni di euro del Fondo per la non autosufficienza (Frna), mentre 30 milioni sono arrivati dal fondo nazionale, per un totale di 467 milioni di euro. L’obiettivo regionale non è unicamente il, seppur fondamentale, impegno economico diretto ma una politica generale di caregiver, il prendersi cura delle persone e sostenere chi se ne prende cura, attraverso azioni di prevenzione, informazione e una maggiore presenza sul territorio, grazie alle Case della salute, sette delle quali sono a Ferrara.

Una modalità di sostegno che per Sandro Vandelli del Cupla regionale, che ha chiuso il convegno, è importante ma va potenziata e messa regime per diventare davvero efficace. «Serve – secondo Vandelli – la presenza di assistenti sociali e soprattutto di medici nelle Case della salute, perché diventino un punto di riferimento reale per anziani, disabili e le loro famiglie. E soprattutto serve alleviare il peso quotidiano, sia fisico che psicologico di chi si prende cura dell’anziano, perché i dati emersi oggi parlano chiaro: il 90% degli anziani viene assistito in casa da un famigliare, che in quasi il 50% dei casi è aiutato da un’assistente domiciliare, la cosiddetta “badante”. Ecco allora che appare evidente come servano delle certezze, economiche e assistenziali per le famiglie che svolgono ogni giorno un lavoro difficile e pieno di responsabilità».

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