Attualità
1 Aprile 2017
Se la realizzazione concreta a Cona viene contestata, l'esempio ferrarese viene preso a modello a livello nazionale

Sanità. Ferrara modello per l’emergenza-urgenza

Pronto soccorso Cona
di Redazione | 3 min

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Pronto soccorso ConaMentre l’attuazione concreta del sistema di emergenza urgenza viene molto contestato a Ferrara, almeno per quel che riguarda l’ospedale di Cona, l’esempio estense viene segnalato a livello nazionale come modello da seguire.

Questa settimana, si sono ritrovati a confronto a livello nazionale, relatori chiamati dalla Federazione Italiana di Medicina d’emergenza e urgenza e delle Catastrofi. All’evento “Il sistema di emergenza urgenza sanitario: 25 anni dopo”, che si è tenuto a Roma al Senato della Repubblica e, per la provincia di Ferrara, ha avuto l’occasione di relazionare Adelina Ricciardelli, responsabile di Pronto Soccorso dell’Azienda Usl di Ferrara.

Per l’occasione, l’esperienza ferrarese è stata infatti segnalata come modello da seguire per la forte integrazione che si è sviluppata nel corso di questi anni tra emergenza pre – ospedaliera ed emergenza intra – ospedaliera.

Ricciardelli, ripercorrendo le diverse trasformazioni che si sono susseguite nel corso di questi anni sul territorio ferrarese, ha infatti presentato le specificità dell’attuale sistema di Emergenza urgenza attualmente operativo per rispondere ai bisogni di assistenza della popolazione ferrarese. Come ha voluto sottolineare Ricciardelli – l’essere stati segnalati a livello nazionale come modello da perseguire è un riconoscimento importante per tutti i professionisti che nel corso di questi anni hanno lavorato e continuano a svolgere la propria attività nel settore dell’emergenza urgenza della provincia di Ferrara.

Il sistema di emergenza e urgenza rappresenta sicuramente un importante settore della Sanità che ha migliorato la qualità dell’assistenza pre-ospedaliera e ospedaliera per le patologie “tempo dipendenti” e per quelle ad “elevato rischio di evoluzione negativa” e più di ogni altro ambito, ha il carattere dell’universalità e della sussidiarietà per le categorie più vulnerabili come anziani, poveri e migranti.

Ricordiamo infatti che solo 25 anni fa, tutto ciò che capitava fuori dall’Ospedale era lasciato al caso. Solo con “l’atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, pubblicato nel 1992 – si è dato avvio ad una organizzazione del sistema che comprende la fase di allarme con l’uso del numero unico telefonico 118, la fase pre – ospedaliera costituita da mezzi e professionisti del soccorso ed una rete di servizi ospedalieri differenziati per complessità assistenziale. Successivamente, con l’evoluzione delle tecnologie, attrezzature, e la condivisione di protocolli operativi, si è potuto garantire una assistenza sempre più puntuale e prossimale all’evento portando l’Ospedale sul territorio e riducendo l’intervallo libero da terapia.

Il nuovo modello, ha richiesto una forte capacità da parte delle Regioni e delle Aziende, di condurre ad un unico sistema l’insieme delle prestazioni che pur erogate da servizi diversi devono garantire l’integrazione della fase di soccorso e del trasporto con l’idonea ospedalizzazione del paziente secondo l’assioma il paziente giusto all’ospedale giusto. In questo caso, la Regione Emilia Romagna e le due Aziende Sanitarie di Ferrara, sin dall’inizio hanno fortemente sostenuto un modello integrato del sistema di emergenza sanitario, mentre in molte regioni il sistema è ancora frammentato e disarticolato tra le varie componenti.

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