(archivio)
“Mio figlio ha ancora gli incubi” ha raccontato una delle madri sentite come testimoni nel processo contro un’educatrice di un istituto della provincia, chiamata a rispondere dell’accusa di abuso dei mezzi di correzione o disciplina.
Con l’udienza di giovedì mattina davanti al giudice Sandra Lepore sono terminati i testimoni chiamati dall’accusa (sostenuta dal vpo Stefano Antinori), sentendo i racconti di tre madri e di una dipendente del Comune in cui ha sede il nido. Le donne hanno affermato tutte di aver notato sul corpo dei bimbi alcuni segni e lividi “sospetti” nel periodo tra dicembre 2012 e maggio 2013, ma di non averci dato troppa importanza, se non una volta scoppiato il caso nei confronti dell’educatrice, ricollegando tutto.
Secondo i racconti, i bambini e le bambine però, nonostante andassero volentieri al nido, piangevano quando c’era la maestra in questione e una madre ha raccontato che il figlio fosse felice nel periodo in cui l’educatrice andò in ferie.
Più di rilievo forse la testimonianza della dipende comunale – che aveva il ruolo di coordinare i rapporti tra la coop che gestiva il servizio di pulizia del nido e l’amministrazione (il Comune è parte civile tramite l’avvocato Gianni Ricciuti) – che ha raccontato di essere venuta a conoscenza della questione su segnalazione di un’ausiliaria (già sentita a processo) che avrebbe visto la maestra dare pizzicotti, strattonare, tirare per un braccio e imboccare forzatamente i bambini. Da qui poi nacque il provvedimento di allontanamento preso dal Comune.
Per la difesa (avvocato Davide Zanforlin) è però rilevante che l’ausiliaria e la sua assistita avessero già avuto precedenti questioni di altra natura in passato e che le mamme sentite non abbiano sostanzialmente fatto nulla prima che scoppiasse il caso.
L’udienza è stata infine rinviata a ottobre, quando sfileranno i testimoni delle parti civili (oltre al Comune anche alcuni genitori) e l’imputata si sottoporrà all’esame.
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