Aggiornamento del 17 dicembre 2020:
Con sentenza del 14 dicembre 2020 la Corte d’Appello di Bologna ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti degli appellanti per intervenuta prescrizione del reato.
Bondeno. Condannati a un anno di reclusione e al pagamento di una provvisionale immediata di 300mila per la truffa dei panelli fotovoltaici. Si conclude così il processo di primo grado per i due dirigenti dell’azienda Core Connection, Mattia Migliorini e Davide Formigoni, che secondo il tribunale di Ferrara hanno ingannato la ditta committente, il Maglificio Zanconi di Bondeno, posando due impianti fotovoltaici (uno a terra e uno sopra un tetto) dalla resa inferiore a quanto dichiarato e non in regola per ricevere i finanziamenti pubblici preventivati inizialmente.
Un guaio che causò al Maglificio Zanconi danni economici per oltre 330mila euro – che in sede civile potrebbero salire fino a circa 700mila -, dovuti sia ai mancati incassi che alle spese che l’azienda ha dovuto sostenere (circa 60mila euro) per mettere definitivamente a norma gli impianti.
I fatti risalgono al 2009, quando l’azienda bondenese chiese e ottenne 700mila euro di finanziamenti dalle banche per acquistare e mettere in funzione un campo fotovoltaico da 130 kW e uno da 110 kW. A occuparsi della posa dei pannelli fu la Core Connection, che sbrigò anche le pratiche per la certificazione dell’impianto e assicurò la corrispondenza tra il progetto originario e l’opera finale.
La truffa venne a galla grazie a un controllo a campione da parte del Gestore Servizi Energetici (Gse), che si accorse che la resa del parco fotovoltaico era inferiore a quanto ci si sarebbe dovuti aspettare dalle certificazioni (circa 208 kW invece di 240). E che, di conseguenza, il Maglificio Zanconi non aveva più titolo per ottenere incentivi economici.
Inizia così la battaglia legale tra la Core Connection e il Maglificio Zanconi, che si costituisce parte civile attraverso gli avvocati Psquale Longobucco e Paolo Scaglianti. Tra gli imputati al processo anche il collaudatore dell’impianto, per il quale la procura ha però chiesto e ottenuto l’assoluzione: decisiva nel suo caso una perizia calligrafica che ha dimostrato che la firma del collaudo era stata falsificata. Il processo ha appurato che il parco fotovoltaico aveva numerosi problemi: pannelli solari mancanti o di qualità inferiore rispetto al progetto (addirittura con false etichette per nascondere la vera marca), inverter non a norma e assenza di un impianto antincendio.
“Siamo molto soddisfatti – commenta l’avvocato Longobucco al termine del processo – perchè è passata la linea della truffa contrattuale come illecito penale, e non come mero illecito civile. I responsabili della Core Connection, per carpire la buona fede dei nostri assistiti, hanno messo in atto una serie di raggiri rappresentando un contratto difforme da quello realmente realizzato. Questo risultato è stato possibile anche grazie all’apporto del nostro consulente tecnico, l’ingegnere Fabio Altieri”.
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