Eventi e cultura
9 Maggio 2016
Il regista racconta la sua carriera “dai laboratori di ricerca delle materie plastiche ad una vita di attimi fuggenti”

Donato alla città di Ferrara l’archivio di Massimo Sani

di Redazione | 4 min

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Tre interventi di restauro per restituire decoro ad altrettanti monumenti cittadini. È il pacchetto di opere avviato in questi giorni dal Comune di Ferrara, per una spesa complessiva di circa 100mila euro, per il recupero della statua e della fontana dell'acquedotto monumentale di piazza XXIV Maggio, del monumento a Garibaldi in viale Cavour e del monumento ai tre eroi risorgimentali ferraresi Succi, Malagutti e Parmeggiani, sulle mura di viale IV Novembre

di Lucia Bianchini

«Per noi è importantissimo avere questo fondo perché un giovane può ricostruire come si fa un film di carattere storico: trova idea, copione, sceneggiatura, come l’idea è cambiata e la realizzazione finale». Queste le parole di Anna Quarzi, direttrice dell’Istituto di storia contemporanea di Ferrara durante l’inaugurazione dell’archivio di Massimo Sani che si è svolta venerdì 6 maggio. Il regista ha infatti deciso di donare tutto il materiale sul suo lavoro alla città di Ferrara.

A curare l’archivio è stato Massimo Marchetti, storico dell’arte e grande appassionato di cinema, che ha ricordato come tutto sia iniziato nel 2009 con la rassegna realizzata al Castello Estense sui lavori di Massimo Sani, uniti ad una mostra documentaria, realizzata insieme a Valentino Sani, figlio del regista. «Una volta arrivato nello studio di Massimo a Roma, vedendo quello che era conservato in modo meticolosissimo, ho pensato che fosse un patrimonio che doveva essere aperto agli studiosi, a chi fosse interessato a sapere come si costruisce un film, a conoscere la storia d’Italia, l’attività giornalistica di Sani e quella, oserei dire di educatore, con gli interventi in cui ragiona sul metodo migliore per raccontare la storia» ha ribadito Marchetti.

Lo stesso Sani ha poi ripercorso la sua carriera nel mondo della cinematografia: gli inizi con l’Associazione Ferrarese Universitari 4S: «Iniziai ad occuparmi di cultura cinematografica perché era stato creato un circolo di cinema- ricorda Sani-. Le proiezioni si svolgevano la domenica mattina in una sala di Ferrara l’“Apollino”. Si facevano poi dibattiti con Sandro Roveri, con Passerini, erano di grande interesse».

Dopo la laurea in chimica Sani girò il film “Incontro sul fiume” premiato a Montecatini e a Boston nel 1955, a Cannes nel 1956 e il film “Nozze d’argento” premiato a Montecatini nel 1955, realizzato in collaborazione con Ezio Pecora. Proprio alla premiazione di “Incontro sul fiume” a Montecatini conobbe il presidente della giuria Alessandro Basetti che gli propose il lavoro di aiuto regista per girare un documentario su Ferrara. In seguito Sani lavorò come regista a Roma.

«Il salto da Ferrara a Roma non fu senza contraccolpi: passavo dai laboratori di ricerca delle materie plastiche ad una vita fatta di attimi fuggenti. Avevo fatto il mio ingresso nell’ambito delle opere cinematografiche e giornalistiche di argomento storico. Non dimenticherò mai il fatto di aver realizzato un documentario per la Rai sulla tragedia di Marcinelle, in Belgio. Enzo Biagi mi lodò moltissimo, disse che avevo la predisposizione per fare film di storia.- ha raccontato il regista-. Da quell’esperienza iniziò la mia possibilità di fare film di questo genere per la Rai, cronaca del ventesimo secolo. Feci un documentario sulla giustizia tedesca di fronte al nazismo, cosa che nessuno aveva mai fatto, come anche il documentario sulle le conferenze dei grandi: Terranova Tehran, Yalta e Potsdam. Come ho avuto le copie delle discussioni? Sono andata a Mosca? No! A New York? No! A Parigi? No! Sono andato in Germania, allora divisa, avevo un amico nella Germania est, all’Istituto di cultura tedesca, che mi ha portato le copie di tutti i dialoghi delle conferenze dei grandi. Tornai a Roma e lavorai per mesi alle sceneggiature, ma oggi c’è, e nessun altro al mondo l’ha mai fatto».

Infine, il critico cinematografico Vito Contento ha sottolineato i grandi contributi che Ferrara ha dato al cinema italiano. Nei primi anni del secolo succede infatti una cosa incredibile: nel 1912 nasce Michelangelo Antonioni, nel 1916 Giorgio Bassani, che si occupa di cinema con Soldati, nel ’25 Carlo Rambaldi, nel ’26 Florestano Vancini, nel ’29 Massimo Sani e nel 1930 Folco Quilici.

In sala sono poi stati proiettati due lavori del maestro Sani: un documentario per la rubrica “Bella Italia” del TG2 dedicato alla salama da sugo, e l’intervista al cancelliere della Germania ovest Willy Brandt che in visita a Varsavia si inginocchiò davanti al monumento delle vittime del nazismo.

Dopo le proiezioni Massimo Sani e il vicesindaco Massimo Maisto hanno proceduto al rituale taglio del nastro di inaugurazione dell’archivio documentale.

«Il ricco archivio di Sani fa capire come il cinema e la televisione siano arte ma anche un lavoro artigianale, di approfondimento e di ricerca- ha affermato Massimo Maisto-. Questo lavoro è una risposta alle tante polemiche sorte: anni fa ci si chiese se servisse il museo Antonioni, dedicato al cinema Ferrarese. Io sostengo che si possa lavorare a trecentosessanta gradi su tutti gli ambiti: anche se Antonioni non è conosciuto in tutto il mondo questo non toglie che sia importante un approfondimento su chi ha rappresentato la forza del cinema italiano. Negli anni’60 l’Italia era il secondo mercato come numero di spettatori dopo gli Stati Uniti».

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