Politica
28 Febbraio 2016
La parlamentare andrà nel gruppo misto. "L'importante è portare avanti la battaglia culturale"

Michela Marzano: “Niente rivoluzione, lascio il Pd”

di Redazione | 3 min

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gtdi Anja Rossi

Cosa manca in Italia e agli italiani? Il coraggio politico, che si faccia promotore del valore dell’uguaglianza. La filosofa e parlamentare Michela Marzano, prima dell’incontro sulla ideologia gender promosso all’interno del Tag Festival sulla cultura Lgbt, ci spiega la scelta di lasciare il Pd, ma solo dopo aver portato a fine l’iter della legge sulle unioni civili, che in queste settimane è tra i temi più discussi dentro e fuori il Parlamento.

Il disegno di legge sulle unioni civili è passato in Senato e lei ha dichiarato di lasciare il Pd. Perché?

“Perché non c’è stata la rivoluzione che doveva esserci in Italia. Approvare la legge, senza far venire meno tutto quello che è venuto meno, era più importante del sondaggio e dei giochi di potere di chi si incatena alle poltrone del Parlamento. Con la legge passata al Senato, c’è stato sì un passo in avanti dal punto di vista giuridico, ma non da quello culturale. Si è creato così un recinto particolare per le persone unite e dello stesso sesso, che non ha alcun riferimento all’articolo 29 della Costituzione, che è quello che parla di famiglia”.

Questa mancanza cosa comporta?

“Viene a mancare il collegamento al concetto di fedeltà, che è il concetto stesso alla base dell’amore. Questo non fa che considerarlo un amore inferiore, non profondo quanto quello eterosessuale. Si rafforzano ancora una volta i soliti stereotipi radicati: è come se adesso, per legge, un omosessuale si dovesse accontentare di essere quello che è o, peggio, dovesse pure giustificarsi di esserlo”.

Per questo lascia il Pd?

“Chi mi sta massacrando è del Pd. Ora il disegno è passato in Senato, adesso ci sarà da discuterlo e approvarlo alla Camera, ma ne è stato completamente stravolto l’impianto. Io resto in Parlamento, perché voglio continuare a dare il mio contributo, da dentro. Ora sono anche in commissione giustizia e voglio esserci, proprio per portare avanti la battaglia, perché sull’eguaglianza non si può barattare. Noi non possiamo far venire meno questo valore, e con noi intendo noi italiani. Non abbiamo ancora capito che l’uguaglianza non accetta limitazioni. Ma, da fare, è prima di tutto una battaglia culturale”.

Andrà nel gruppo misto?

“Sì. Ma voglio sia chiara una cosa: del mio destino politico chi se ne frega, qui l’importante è portare avanti la battaglia culturale. Voglio andare avanti, come sempre testimoniando in prima fila, a costo del sacrificio personale pur di portare avanti determinate idee. E, a lungo termine, lo farò anche attraverso i libri e l’insegnamento. In una parola, attraverso la cultura”.

Cosa intende quando dice che è stato banalizzato il concetto di fedeltà?

“La fedeltà un principio presente nel codice civile e serve a indicare il momento in cui ci si impegna, in cui c’è autenticità nel rapporto. È una questione di impegno e di responsabilità, di costruzione futura. Questo dovrebbe essere considerato basilare per tutte le unioni, al di fuori della sessualità che i due componenti hanno. Non solo han tolto l’idea di vincolo di fedeltà, ma han voluto perfino banalizzarne il concetto.”.

Ovvero?

Ovvero la volontà e la responsabilità di vivere con una persona. Togliere l’obbligo di fedeltà significa dire che si tratta di un amore promiscuo, che non ha la stessa forza di quello tra eterosessuali. Hanno creato così un recinto, stretto, all’interno del quale alcune persone sono state messe. Quando nel 1981 François Mitterrand è diventato Presidente della Repubblica, il suo primo gesto politico fu quello di annullare la pena di morte in Francia, nonostante la maggioranza dei francesi fosse contraria. Per me questo è il coraggio politico, questo dovrebbe essere il modo di fare la sinistra, questa è la battaglia culturale che dobbiamo fare in Italia. Dobbiamo far evaporare questa calura che considera il fatto che ci sia un amore degno di questo nome e un amore indegno, che non merita nemmeno di essere definito fedele. Approvare una legge sull’uguaglianza, questo sarebbe stato il vero coraggio politico”.

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