Donato Selleri
“Non chiedo cravatte e tailleur ma abiti ‘normali’, senza rotule sporgenti o pantaloni squarciati”. È un appello alla moderazione quello rivolto dal preside del liceo scientifico Roiti, Donato Selleri, ai genitori degli alunni, per i quali chiede più attenzione al decoro e all’abbigliamento durante le lezioni. Criticando in particolare il trend dei jeans strappati, tornati prepotentemente di moda negli ultimi anni e sempre più all’insegna del risparmio di stoffa.
“Non ho intenzione di fare una crociata per l’abbigliamento dei ragazzi o di imporre alcunché – spiega il dirigente scolastico a Estense.com, il mio era solo un appello ai genitori per mettere un freno a una situazione che è diventata un po’ eccessiva”. Dopo il 16 dicembre, quando Selleri ha pubblicato la lettera sul sito del liceo, sui social network è già scoppiato il caso, con decine di post critici riguardo al presunto ‘dress code’ imposto a scuola. Ma il preside ci tiene a chiarire la questione: “Non deve essere interpretato come una forzatura: i ragazzi sono e continueranno a essere liberi di vestirsi come preferiscono. Lo scopo del mio messaggio è più che altro di far riflettere i genitori sulla portata del fenomeno: so bene che quando si ha 15 anni la moda regna sovrana, ma ormai non si tratta più solo di qualche taglio o buco, ma di pantaloni ridotti letteralmente a brandelli. E per quanto mi riguarda fare educazione non significa soltanto insegnare la matematica o la filosofia, ma anche come comportarsi nei nelle situazioni e nei contesti sociali”.
Non a caso i concetti della lettera di Selleri sono espressi chiaramente ma con toni moderati: “Credetemi – scrive il preside -, mi fa veramente male vedere i nostri ragazzi, abili, capaci, intelligenti, girare per la Scuola laceri e sbrindellati perché è d¡ moda. ll nostro mestiere è promuovere, sostenere, far crescere, fornire strumenti e consapevolezze. E qui ne vedo ben poche. Per questo faccio appello a Voi, al di fuori degli schemi e paradigmi adolescenziali, capaci di esercitare la funzione educativa che non s¡ limita a mandarli a Scuola, a vestirli (in questo caso di stracci, anche se firmati e costos¡) e mantenerli ma di offrire loro, assieme a noi, modelli e stili di vita, valori e concetti, regole e principi”.
È le reazioni a questo appello? “Non ho guardato i social network perchè non li frequento abitualmente – afferma Selleri -. Posso immaginare i commenti negativi, ma ho ricevuto anche diverse dimostrazioni di sostegno. Per quanto riguarda gli insegnanti credo che in gran parte condividano la mia lettera: prima di scriverla ho avvisato il consiglio di istituto che volevo stigmatizzare questo fatto. Ho una convinzione: giustamente i genitori si affidano a una scuola dove c’è una certa professionalità e un certo clima, ma questo risultato si ottiene anche con gli atteggiamenti individuali. Visto che dalla scuola si pretende rigore, serietà e puntualità, anche gli alunni non dovrebbero essere da meno”.
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