Economia e Lavoro
18 Dicembre 2015
Siamo al 13,3%. Turismo in ripresa. Tiene il manifatturiero

A Ferrara è allarme disoccupazione

di Redazione | 5 min

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Il futuro del lavoro agricolo passa dal “Sistema Agricoltura Ferrara”

Ferrara si dota del "Sistema Agricoltura Ferrara". Bandi e assicurazioni, utilizzo di fitofarmaci, lavoro agricolo e contrasto al caporalato. Questi sono solo alcuni dei temi presenti nel documento strategico sull'agricoltura, redatto per la prima volta dal Comune di Ferrara in sinergia con tutte le associazioni di categoria e le grandi aziende agricole del territorio

112f85df-ef38-4a97-8cee-8f6f23dd585edi Marcello Celeghini

È una Ferrara in cerca di una “caratterizzazione forte” quella che emerge dal 29° Annuario Socio-Economico Ferrarese. Il volume di oltre quattrocento pagine, che fotografa la situazione della nostra provincia nell’anno che si avvia a concludersi, presentato ieri pomeriggio nella sala conferenze della Camera di Commercio, è il frutto di un anno di lavoro del Centro ricerche Documentazione e Studi. Il quadro generale che emerge è quella di una provincia che risente ancora della crisi economica pur, tuttavia, con timidi segnali di ripresa un po’ in tutti i settori grazie alla spinta dell’export. A preoccupare, però, è ancora l’alto tasso di disoccupazione giovanile, specialmente in alcune zone del basso ferrarese.

Il tasso di occupazione nella nostra provincia nella fascia d’età 15-64 anni tra il 2007 e il 2014 ha perso ben 5,7 punti percentuali, attestandosi nell’anno in corso ad 63,3% di occupati. A soffrire sono stati soprattutto il settore agricolo e il terziario, mentre il manifatturiero ha sostanzialmente tenuto in termini occupazionali. Ancora una volta nel 2015 il saldo tra assunzioni e cessazioni è negativo con -410 unità, dato comunque migliore rispetto a quello degli anni precedenti, nel 2014 il saldo negativo era, infatti, di -1200 occupati. Allarmanti i dati sulla disoccupazione. A livello provinciale il tasso di disoccupazione nel 2015 si è attestato al 13,3 %, con alcuni picchi particolarmente negativi in alcuni comuni, come Comacchio (19,3%), Lagosanto (16,4%) e Codigoro (15%), i valori migliori sono invece quelli di Goro (7,3%), Vigarano Mainarda (9,6 %) e Fiscaglia (9,8%). Dati sicuramente poco incoraggianti se confrontati con quelli delle province limitrofe. Bologna ha un tasso di disoccupazione al 8,2%, Modena al 7,5%, Reggio Emilia al 5,9%, Ravenna al 9,9% e Forlì-Cesena al 6%.

Il settore dell’economia ferrarese che meglio si è difeso dalla crisi è quello manifatturiero che con i suoi 33mila occupati (24% dell’intera occupazione) supera la media nazionale e ha mostrato, nonostante la crisi e la sua forte esposizione alla concorrenza, un maggior grado di tenuta in rapporto alla manifattura delle altre province dell’Emilia Romagna. La metalmeccanica segna, ad esempio, un + 6% nel primo semestre 2015. Anche per la chimica e per il petrolchimico ferrarese il 2015 non è un anno da buttare grazie all’export e alla forte ripresa dei settore a valle. Tiene il settore tessile e calzaturiero grazie agli investimenti di aziende multinazionali di eccellenza che, ‘grazie al saper fare’ del territorio, danno lavoro a quasi duemila persone. Anche l’agroalimentare nell’anno in corso ha rialzato la china grazie alla costituzione di un vero e proprio distretto del riso nel basso ferrarese.

Le maggiori soddisfazioni per l’economia ferrarese, però, arrivano dal settore turistico che è in piena ripresa sia a Ferrara che sulla costa. Nella provincia estense gli arrivi hanno segnato un +9,9 % e le presenze un +26,5%.

A trainare il settore è Comacchio che con i suoi lidi segna un +40,6% di presenze e un + 20,1% di arrivi. Nel capoluogo, invece, dopo un inizio d’anno sottotono, l’autunno ha portato incrementi importanti sia per quanto riguarda gli arrivi sia per le presenze. Dati fondamentali quelli sull’ateneo ferrarese che nell’anno accademico 2014/2015 ha segnato un +2,4 di immatricolazioni (2707 nuove unità), in linea con la tendenza positiva degli altri atenei in regione, ad eccezione dell’Università di Parma che continua a perdere immatricolati.

Tanti dati precisi e puntuali ma anche alcune idee per dare alla provincia di Ferrara un futuro finalmente roseo per quanto riguarda il lavoro e l’occupazione. “Ora crediamo che sia necessario mappare tutte le imprese per vedere quelle che maggiormente hanno resistito alla crisi, è da lì che dobbiamo ripartire- sottolinea Stefano Capatti del Cds-. Ferrara ha bisogno di manifattura qualificata per crescere, è indispensabile trovare un team istituzionale che si occupi di captare costantemente gli investimenti di aziende multinazionali o comunque non locali. L’Università di Ferrara è una grande ricchezza per il futuro di questo territorio, chi si laurea a Ferrara trova lavoro in breve tempo. Occorre puntare sul marketing unitario tra Unife, Comuni, Provincia verso quei territori (veneto e sud Italia) che sono da sempre un bacino di reclutamento per l’Ateneo estense, per dirne una la vita universitaria a Ferrara costa molto meno che nelle città limitrofe”.

Alla presentazione dell’Annuario è intervenuto anche l’assessore regionale al Lavoro, Scuola e Formazione che ha spiegato come a Ferrara serva una ‘caratterizzazione forte’ che la renda immediatamente riconoscibile nel resto d’Europa. “Ferrara deve capire in fretta qual è l’identità con la quale intende farsi strada in Europa- sottolinea Patrizio Bianchi-. È un passo cruciale per sfruttare al meglio l’imminente crescita economica. La forte caratterizzazione in un determinato settore è un processo già avviato da numerose città a noi vicine. Modena si sta caratterizzando come distretto dell’automotive, Parma come distretto agroalimentare, Forlì nel recupero e la rigenerazione dell’architettura novecentesca, Bologna ha invece molta confusione amplificata dalla costituzione della città metropolitana, ma può essere metropoli una città di 300mila abitanti che ha un territorio che va da Porretta Terme a Crevalcore? Ferrara e il suo territorio, invece, vantano ben tre riconoscimenti Unesco, saranno mica tutti e tre puramente casuali? I riconoscimenti Unesco sono uno spunto da cui partire per creare una forte caratterizzazione a questo territorio, dobbiamo diventare un territorio dove la cultura e la manifattura vanno a braccetto, l’investimento di Berluti è un esempio di come questo sia possibile. Da come ci caratterizzeremo nei prossimi anni dipenderà il nostro futuro sviluppo e benessere”.

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