Eventi e cultura
15 Novembre 2015
Al Museo della Resistenza per la prima volta un quadro complessivo delle stragi nel biennio 1943-1945

Geografia di una strage: gli eccidi nazi-fascisti a Ferrara

di Redazione | 3 min

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indexdi Federica Pezzoli

Una mostra che per la prima volta cerca di narrare le biografie e dare un volto alle vittime degli eccidi nazi-fascisti avvenuti nel nostro territorio fra il 1943 e il 1945. È “Geografia di una strage: gli eccidi nazi-fascisti nel Ferrarese 1943-1945”, a cura degli storici Antonella e Davide Guarnieri, inaugurata domenica mattina al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara.

“Questa mostra – ha spiegato Antonella Guarnieri durante l’inaugurazione – è nata da un’idea di Delfina Tromboni mentre seguiva il nostro lavoro di ricostruzione delle stragi in città e in provincia in quel terribile biennio”. Proprio da questo lavoro di ricostruzione è emerso che “noi li chiamiamo nazi-fascisti, ma la triste realtà è che questi delitti sono stati spesso compiuti da italiani”: non a caso la parola d’ordine nella Repubblica di Salò fu ‘ferraresizzare’ l’Italia.

Non solo la strage fascista davanti al muretto del Catello Estense il 15 novembre 1943 nella quale morirono undici ferraresi, narrata da Giorgio Bassani e da Florestano Vancini e ormai considerata dagli storici come uno degli episodi che diedero inizio alla guerra civile in Italia, non solo l’eccidio nazista Caffè del Doro del 17 novembre 1944 nel quale vennero giustiziati sette partigiani, ma anche Goro, Filo d’Argenta, Berra, Poggio Renatico, Mirabello, Copparo, Codigoro, Ariano, Comacchio e Lagosanto. I pannelli della mostra disegnano la geografia della violenza fascista ma soprattutto ridanno un volto a chi scelse di ribellarsi a questa violenza. Una scelta difficile, sottolinea Guarnieri, in particolare nel nostro territorio: “questa esposizione serve anche a mettere in evidenza cosa abbia significato vivere quei momenti nel ferrarese e il coraggio particolare di queste persone”. “Geografia di una strage” è dedicata proprio a questi studenti universitari, operai, manovali, braccianti “di estrazione sociale e politica diversa”, giovani “fra i 20 e i 25 anni”.

Per ricostruire questa geografia Antonella e Davide Guarnieri si sono serviti delle cosiddette “relazioni di squadra”, provenienti dal Fondo Anpi depositato presso il museo: questi documenti contengono resoconti redatti dai responsabili dei gruppi partigiani operanti sul territorio nell’immediato dopoguerra “per lasciare una traccia di ciò che era successo”. “È una documentazione preziosissima che possediamo per quasi la totalità dei paesi della nostra provincia”: una fonte di prima mano che riporta informazioni particolareggiate sul contesto, sulle operazioni e sui protagonisti della lotta di Liberazione nel Ferrarese.

Arricchisce l’esposizione la bandiera della sezione Anpi di Ferrara intitolata ad Antenore Soffritti, recentemente donata al Museo da un privato che “l’ha recuperata dall’immondizia”, spiega Antonella Guarnieri: ricamata a mano e “probabilmente risalente già agli anni fra il 1946 e il 1947”, è un cimelio di particolare interesse proprio perché “confezionata nell’immediato post Liberazione, quando ancora l’Anpi era l’associazione unitaria dei partigiani di ogni tendenza, dai monarchici ai comunisti”.

La mostra sarà visitabile a ingresso gratuito fino al 10 gennaio 2016, negli orari di apertura del Museo del Risorgimento e della Resistenza, dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.

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