Politica
12 Novembre 2015
Intervento di Maria Luisa Guzzinati sulla richiesta di Forza Nuova: “Questa bandiera non è un simbolo di una sola parte”

La figlia di Darinka: “Non toccate la bandiera dell’Anpi”

di Redazione | 3 min
Una foto di Darinka

Una foto di Darinka

Mi chiamo Maria Luisa Guzzinati, mia madre Darinka è -e per sempre sarà, anche se ora non è più con noi- la giovane staffetta partigiana che, a sedici anni per amore della libertà, delle difficili scelte che i tempi drammatici imponevano e delle persone che dividevano assieme gli stessi valori conobbe e s’innamorò di mio padre, giovane sottufficiale di Ferrara dell’esercito italiano in Jugoslavia. Assieme fecero la scelta di “essere partigiani”.

Senza memoria storica, una comunità, una nazione, le persone rischiano di perdere e smarrire il significato e il senso profondo delle proprie vicende, le identità, i valori culturali e civili, e perfino la consapevolezza dei propri errori anche se fatti in buona fede. Noi, figli, nipoti e bisnipoti, dobbiamo capire l’importanza, il valore e il senso dell’agire dell’uomo del passato e di quanto è avvenuto nella storia umana proprio per imparare dai nostri pregi e limiti; dagli errori di tutti, vincitori e vinti. In ogni vicenda umana ci sono sempre un “peccato originale” e un’incapacità dell’uomo di fermarsi prima che le conseguenze assumano dimensioni apocalittiche. Così è stato prima e durante la Seconda guerra mondiale; per tutti gli esseri umani che ne sono stati travolti.

Ognuno ha reagito come sapeva e poteva: chi con la capacità morale, chi con la forza, chi approfittandone, chi anche commettendo errori. Questa bandiera non è un “simbolo di una sola parte”; è un simbolo, certo, un segno, che però non va rimosso, perché è la testimonianza che ogni essere umano può -e in certi casi deve- saper reagire e non nascondersi o fuggire di fronte ad un ormai insensato delirio della violenza e della cultura della morte. Reagire per fermare -a volte purtroppo con la forza- il demone del male umano e riaffermare una sola cosa, il diritto alla vita e al rispetto umano. Rimuoverla vorrebbe dire spostare dalla nostra storia il ricordo di persone che in libertà e coscienza fecero la scelta giusta.

La bandiera dell’Anpi è il simbolo della memoria di uomini che seppero reagire alle tante “banalità del male”, all’indifferenza e paura, per fermare la degenerazione di “quel male”, assumendosi delle responsabilità più grandi di loro in prima persona, con un solo obiettivo: tornare alla pace, mettere fine alla violenza. Certo, a volte il demone del male contagiò tanti, pochi, o alcuni, li travolse varcando anche i limiti della pietas; a questo deve pensare la memoria storica e critica, che è in grado di selezionare e discernere i ricordi e i fatti in base ad un atteggiamento di giustizia rivolto a capire la vicenda umana, come si sono sviluppati gli eventi individuando i responsabili negando sempre loro l’oblio per i crimini commessi.

Capire, perdonare, ricordare è il valore di un popolo in cammino nella storia. Non rimuoviamo il segno di un impegno civile perché è nostro dovere far vivere ancora oggi la memoria di un passato che nessuno dei nostri genitori avrebbe mai voluto trovarsi a scrivere per lo spaventoso, insensato dolore e la sofferenza inflitta a uomini e donne inermi che indica il compito morale di ogni persona di reagire al sopruso e all’ingiustizia: ieri come oggi invito, quindi, tutti a legger la storia di quegli anni vissuti da mia mamma e mio padre e raccontati nel libro “Darinka, la staffetta partigiana”, per capire meglio cosa ha voluto dire per loro la Resistenza e la bandiera dell’Anpi.

Ringrazio il Sindaco di Ostellato e Daniele Civolani, Presidente di Anpi Ferrara per il loro impegno.

Maria Luisa Guzzinati

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