14 settembre 2015: Beppe Grillo viene condannato in primo grado per diffamazione dal tribunale di Ascoli Piceno; subito dopo si paragona a Pertini e Mandela, due nomi di rilievo internazionale e due protagonisti indiscussi del XX secolo.
Con Nelson Mandela si evidenzia senza troppi commenti il paradosso della similitudine, mentre su Pertini vorrei esporre una breve riflessione.
Il riferimento è una violenza morale, una grave mancanza di rispetto intellettuale nei confronti dei socialisti, ma anche degli italiani, di cui Sandro Pertini è stato il presidente più amato.
La sua vita è un elogio alla democrazia, alla libertà e alla giustizia sociale; Sandro era profondamente democratico, ma non un demagogo. Niente a che vedere con la carriera da comico -prima- e da leader del movimento pentastellato -oggi- di Grillo.
Non si vuole entrare nel merito della condanna inflittagli dal tribunale, non è questo il punto; il centro del discorso è un altro: non vi è nessuna eredità politica nel M5S, e non vi è nessun riferimento ideologico in questo movimento. Per questo, se la lotta principale dei grillini è rivolta alla politica, essi devono mantenere questa distanza da tutte le figure che la rappresentano o che l’hanno rappresentata in passato: perché il “mostro” che essi combattono è costituito anche da persone oneste e laboriose, come appunto il caro Sandro e tutti i partigiani che, come lui, hanno combattuto il regime fascista. Non si permetta Grillo di farsi vittima chiamando in causa un uomo che ha contribuito a costruire la Repubblica democratica che lui stesso vuole infangare.
Per cui che dimostri un minimo di coerenza, il leader cinque stelle, evitando di fare la carità al cuore delle persone, strumentalizzando su personaggi illustri solo quando torna comodo farlo. Non è questa coerenza. Non è questo rispetto. Non è questa politica.
Leonardo Uba, segretario comunale PSI Ferrara