Eventi e cultura
19 Aprile 2015
Tagliani e Bonaccini al taglio del nastro della mostra a Palazzo Diamanti

Inaugurazione e prime code per ‘La rosa di fuoco’

di Redazione | 3 min

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rosa di fuoco inaugurazionedi Anja Rossi

È una Barcellona di fuoco quella che da ieri, fino a metà luglio, sarà possibile scoprire al palazzo Diamanti. E’ stata inaugurata infatti alle ore 18 di ieri, alla presenza della autorità, la nuova mostra targata Ferrara Arte, intitolata ‘La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì’ e dedicata alla città catalana nel periodo storico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio di una nuova epoca dalle infinite contraddizioni. Giornata di code alla biglietteria fin dalle prime battute della mostra, con il sindaco Tagliani e il presidente della Regione Stefano Bonaccini che si sono alternati al microfono per brevi discorsi inagurali prima di addentrarsi assieme agli altri visitatori fra le sale dell’esposizione.

Due le date che limitano temporalmente la mostra: il 1888, anno dell’Esposizione universale a celebrazione dello sviluppo della città, e il 1909, anno segnato da forti scontri che culminarono nella ‘settimana tragica’, dove vennero repressi tutti gli slanci sociali di ‘quell’altra’ parte di Barcellona, quella parte di società che non rappresentava la borghesia e il lusso, la metropoli in espansione e l’innovazione, i gioielli e i caffè letterari, ma che viveva la metropoli in continua espansione, subendola ai margini di quel nuovo modo di pensare la modernità.

rosa di fuocoNasce il modernismo catalano, nasce il seme della discordia. La mostra inizia elogiando le grandiose novità del periodo che va trattando, con una sorpresa per gli occhi e per l’anima già nella seconda sala. Prosegue attraversando i ritratti e gli umori del tempo, l’amore per il dettaglio e per la natura. Inizia sala dopo sala a tramutarsi, anche se le tonalità dei colori rimangono le stesse, creando un collegamento tra gli stati d’animo di differenti quadri e di differenti autori: è quel verde-blu riproposto anche nella immagine presa a simbolo della mostra, a immortalare cromaticamente un’epoca, dove la voglia di modernità e di innovazione lascia ben presto spazio alla malinconia e alla ben più silente disperazione. La sala più efficace, in questo senso, è quella in cui il Ritratto di Gustave Coquiot di Picasso si unisce a lavori come ‘Il pavone bianco’ e ‘Fleur de Paris’ di Hermen Anglada Camarasa. Quello rappresentato è un periodo storico e ideale che non lascia scampo, che crea ferite profonde non solo a livello sociale, ma anche all’interno dell’individuo che sempre più indaga se stesso.

rosa di fuoco 2Di molto positivo nell’idea stessa della mostra, a differenza di quanto si pensa dal titolo, è la scelta di non fossilizzarsi sugli autori più conosciuti, come possono esserlo il pittore nel suo periodo blu Pablo Picasso e l’architetto della Sagrada Família Antoni Gaudì. Nelle sale, infatti, si possono incontrare molti altri autori, a noi meno noti, come Ramon Casas, che ritrae alcune tra le immagini più significative della vita in fermento tra Barcellona e Parigi, o Santiago Rusiñol, che ci conduce in un mondo femminile ricco suggestioni (imperdibile è la sua opera ‘La morfinomane’).

rosa di fuoco 3È la ricostruzione di un’epoca vista attraverso gli occhi degli artisti che l’hanno vissuta e immortalata, una Barcellona che, nonostante fosse appellata ‘La rosa di fuoco’ negli ambienti anarchici che la animavano agli inizi del Novecento, emerge in tutte le sue contraddizioni.

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