Politica
1 Marzo 2015
Il gruppo consiliare FdI-An chiede che Regione e Provincia definiscano il processo in atto

Fratelli d’Italia: “Si faccia chiarezza sull’Area Vasta”

di Redazione | 3 min

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Due ferraresi, una donna di 46 anni e un uomo di 55 anni, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto di una società fallita con sede nell'Alto Ferrarese, sono stati condannati a 6 anni e 4 anni e 4 mesi dal tribunale di Ferrara con l'accusa di bancarotta fiscale

unnamed (27)di Silvia Franzoni

Il gruppo consiliare Fratelli d’Italia-An arriva dritto al punto: “siamo contrari all’ipotesi di un progetto ‘Area Vasta’, ma nel caso questo sia già più che una proposta, vogliamo chiarezza”. Nella conferenza stampa odierna, occasione per rendere noto il ‘Documento di posizionamento sul progetto Area Vasta’, il consigliere comunale FdI Paolo Spath non usa infatti mezzi termini per evidenziare la scelta di campo compiuta e ribadire la necessità che chi amministra il territorio “si assuma la responsabilità – spiega – di chiarire le tante parole confuse che sono state proferite a riguardo, non vogliamo restino pieghe interpretative”.

‘Area Vasta’ è un concetto che si riferisce alla riorganizzazione del territorio intendendone la pianificazione e gestione tra Comuni e Regione: in ambito sanitario e socio-assistenziale, per quanto concerne Ferrara, questo già si declina nel luogo d’integrazione fra aziende sanitarie che è l’Avec (Area Vasta Emilia Centrale).

La riflessione di Spath, dunque, subito ricorre alla tutela della Scuola di Medicina dell’Ateneo ferrarese, e trova eco nel punto 6 del documento FdI-An in cui si chiede l’immediato “blocco dei tagli lineari e indiscriminati sui poli della sanità”, ritenendo inammissibile “sacrificare sull’altare dell’Area Vasta le nostre eccellenze”. Il tavolo dei relatori, gremito degli eletti e dei responsabili territoriali del movimento FdI-An, concorda nel descrivere ‘Area Vasta’ come “una imposizione dall’alto non dissimile dall’Unione dei Comuni” e sottolinea che la sua concretizzazione, nel caso avvenga, “deve dare – interviene Antonio Raho, consigliere comunale di Vigarano Mainarda – valore in più rispetto alla situazione precedente”; per questo si propone un orizzonte temporale di 5 anni, così da poter valutare l’effettiva efficacia del progetto.

Ma sono le parole del sindaco di Bologna Merola ad allarmare il giovane consigliere comunale: “il 22 dicembre 2014 – riporta Spath – Merola si diceva favorevole ad una annessione di Ferrara alla provincia di Bologna, e dopo queste dichiarazioni è doveroso alzare l’attenzione”. La preoccupazione, infatti, è quella di un progetto atto a depauperare la provincia ferrarese, e che pare non essere altro “che un grimaldello – continua Paolo Spath – con il quale portarci via i gioielli di famiglia, le nostre eccellenze”: nel documento redatto da Fdi-An si richiede infatti di “tenere presente gli aspetti identitari che caratterizzano le diverse città, evitando di ricorrere al principio del più forte che sovrasta il più piccolo” e si sottolinea la necessità di “salvaguardare e valorizzare i nostri punti di forza” attraverso una virtuosa collaborazione con territori e realtà limitrofe attraverso uno sforzo definito di ‘geometrie variabili’.

Alla ricerca di informazioni chiare ed esaustive, il documento redatto è destinato al presidente della Regione, al presidente della Provincia e ai sindaci dei comuni del ferrarese, ma Fdi-An cerca anche ampio e condiviso consenso ed apre la sottoscrizione del documento “a tutti i gruppi consiliari – evidenziano i relatori – che condividono la nostra posizione”, inseguendo dunque una politica, è ripetuto più volte, “che parta dal basso, da chi il territorio lo vive”. La tutela della specificità ferrarese, dunque, è la sola arma con la quale evitare “l’annichilimento – interviene il portavoce regionale Alberto Balboni – di una provincia, la nostra, già agli ultimi posti in tutte le classifiche”; ed è lo stesso concetto di ‘provincia’ a conoscere una confusionaria definizione: Alberto Balboni ammonisce infatti che “l’unica cosa che hanno abolito è l’elezione diretta del presidente provinciale – spiega – in linea con una politica in cui è più importante l’annuncio del risultato”. E anche questo si ripercuote nell’elenco dei punti su cui sono chiamate a rispondere le istituzioni regionali, provinciali e comunali: “ sollecitare – si legge – allo scioglimento delle provincie o adottare decisioni in senso contrario, ma in tempi brevi, con decisioni univoche in un senso o nell’altro: stare nel limbo decisionale nuoce gravemente ai cittadini”.

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