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25 Febbraio 2015
Birdman era stato accolto molto favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica a settembre scorso al Lido

Venezia porta consiglio agli Oscar

di Redazione | 3 min

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“Alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia – ha dichiarato in conferenza-stampa il Presidente della Biennale, Paolo Baratta – è accaduto che nelle ultime due edizioni i film di apertura hanno poi fatto messe di Oscar. Per il 2014 Birdman di Alejandro G. Iñárritu ha ottenuto quattro statuette (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia). L’anno scorso Gravity di Alfonso Cuarón ne aveva ottenute sette (tra cui quella per la miglior regia).

Se la più qualificata e dinamica industria cinematografica del mondo affida a Venezia il lancio in prima mondiale di film proiettati verso gli Oscar, a me pare un segno importante del prestigio internazionale di cui gode attualmente la Mostra”.

E bisogna dire che, per davvero, Venezia, da oltre 71 anni festival del Cinema tra i più antichi e prestigiosi, è stata ottimo trampolino di lancio anche per gli Oscar di quest’anno: Birdman era stato, infatti, accolto molto favorevolmente sia dal pubblico che dalla critica a settembre scorso al Lido.

Aveva colpito quel particolare modo di ‘fare cinema’ – i piani – sequenza – che molto ricordano il nostro più grande ed insuperato Michelangelo Antonioni, quello di Professione reporter, del 1975, tanto per intenderci, e non solo.

Ed anche la tematica che avrebbe potuto apparire ‘obsoleta’ – la ‘solita’ crisi esistenziale totale del grande attore di successo poi ‘caduto in disgrazia’, tra professione, famiglia, vita, insomma – è stata trattata in modo realmente notevole da Iñárritu.

Birdman o L’imprevedibile virtù dell’ignoranza – pregnante il sottotitolo, quasi da dramma alla George Bernard Shaw – è anche molto ben interpretato, dramma nel film, mèta-teatro o mèta-cinema, se si vuole – da un Michael Keaton, quasi auto-citantesi, Edward Norton, sempre più bravo, Emma Stone, ormai ‘canonizzata’ dall’interpretazione nell’ultimo film di Woody Alllen.

L’Italia non ha avuto grosse soddisfazioni, se si eccettua l’Oscar vinto dalla creatività e dallo stile di Milena Canonero con Grand Budapest Hotel : la costumista italiana si porta infatti a casa per la quarta volta la prestigiosa statuetta, in questa 87esima edizione dei premi più importanti del cinema.

Dopo Barry Lyndon di Stanley Kubrick, Momenti di Gloria di Hugh Hudson e Marie Antoinette di Sofia Coppola, questo film premia, ancora una volta, la Lady della sartoria cinematografica italiana, grazie alle scene firmate da Wes Anderson – cui la Canonero ha dedicato tutta la sua gratitudine – che hanno vinto il premio anche per il trucco e le acconciature.

Patricia Arquette – protagonista di un fortunatissimo serial Tv ormai ultradecennale, Medium, arrivato da tempo anche in Italia, è stata premiata come migliore attrice non protagonista con Boyhood di Richard Linklater, mentre J. K. Simmons, è il migliore attore non protagonista per Whiplah di Damien Chazelle; Eddie Redmayne, migliore attore protagonista per La teoria del tutto e Julianne Moore, migliore attrice protagonista per Still Alice.

Certo questi ultimi due film, anche per la scottante tematica affrontata, hanno avuto un loro ‘doveroso’ spazio: in particolare la Moore si è rivelata attrice di sempre maggior spessore e consapevolezza performativa.

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