Politica
21 Febbraio 2015
Il fiscalista Lantino: “È falso che porterebbe alla svalutazione della valuta nazionale”

Cinque Stelle: “Uscire dall’euro si può”

di Redazione | 4 min

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L’uscita dall’euro e il ritorno alla lira possono fare uscire il paese dalla crisi? O sarà forse necessario prima un profondo rinnovamento della classe amministrativa? E ancora: l’Italia è pronta a rompere il vincolo monetario europeo o si troverà affossata in un baratro ancora peggiore? A queste domande, messe sul tavolo da Vittorio Ferraresi, deputato ferrarese del Movimento 5 Stelle, a cui hanno tentato di dare risposta Ignazio Corrao, europarlamentare penta stellato, e Salvatore Lantino, avvocato e docente di fiscalità internazionale e strategica.

L’incontro, svoltosi nella serata di venerdì 21 febbraio presso la Sala della musica, in via Boccaleone a Ferrara, si inscrive nella volontà da parte del Movimento Cinque Stelle di incontrare la cittadinanza per potersi confrontare con esperti rispetto ad argomenti che “può sembrare non ci riguardino da vicino, ma che in realtà hanno un’immediata ricaduta nella vita quotidiana di ognuno di noi” come sottolinea in apertura Ferraresi, e che riprende idealmente il filo della raccolta di firme di domenica 8 febbraio, quando i Cinque Stelle si trovarono in Piazza Savonarola a raccogliere firme per il referendum sulla moneta unica.

Nell’opinione di Ferraresi, è necessario, ora più che mai, diffondere un’idea di Stato con la “s” maiuscola, una comunità di cittadini nella quale gli amministratori abbiano a cuore per prima cosa la tutela della comunità stessa e del suo patrimonio “pubblico”. “Una svolta decisa nelle amministrazioni deve essere precedente alla decisione sul cambio di moneta, non possiamo continuare ad affidarci ad una classe politica, di cui il governo di Matteo Renzi è piena espressione, che produce esclusivamente riforme che somigliano a spot elettorali, come nel caso del reato di evasione fiscale, giudicato non punibile se l’importo evaso è inferiore al 3% del reddito dichiarato”. Alle critiche mosse nei confronti dei provvedimenti in materia fiscale varati dal governo ha poi fatto seguito un “virtuoso esempio di buona politica”. Ferraresi fa presente l’iniziativa dei parlamentari pentastellati di destinare quanto hanno deciso di decurtarsi dagli stipendi e dai rimborsi elettorali per dare vita ad una sorta di microcredito, “che possa sostenere quelli che a loro avviso dovrebbero essere oggetto dell’attenzione del premier, cioè quanti sono stati messi in ginocchio dalla crisi e da una tassazione che nell’ultimo anno ha raggiunto il 25% dei tassi di produttività”.

10960302_843319622408681_29761022524966866_oSalvatore Lantino riporta la discussione sul tema centrale dell’incontro: l’uscita dall’euro e l’abbandono dell’Unione Europea. Due temi che, come ha tenuto a precisare, “sono interconnessi ma non sovrapponibili”. Se infatti l’Unione Europea “è conseguenza dell’adesione di un certo numero di stati sovrani a dei trattati, ed è dunque possibile rescindere quei legami per poter uscire dall’Unione”, il discorso cambia per la moneta unica. “I trattati fondativi dell’Unione Europea tacciono sulla questione monetaria – spiega Lantino -, ed il silenzio delle fonti autorizza a pensare legittimamente che sia possibile per uno Stato sovrano rinunciare all’utilizzo dell’Euro”.

Il ragionamento seguito da Lantino, per sommi capi, è il seguente: dal momento che la norma comunitaria che istituisce la moneta unica è subordinata giuridicamente al rispetto dei principi costituzionali dei singoli stati, è sufficiente per ciascuno stato sovrano dimostrare che l’adozione dell’euro ha leso i diritti costituzionali dei propri cittadini e pertanto, non solo si può, ma si deve abrogare tale trattato. L’economista, ha portato l’esempio della Danimarca, per esplicitare il suo modello di relazione monetaria ideale: una situazione in cui lo stato sovrano utilizza la sua valuta, pur vincolata alla moneta unica, con la possibilità di oscillare entro certi parametri per salvaguardare i risparmi e il tenore di vita dei propri cittadini. “L’idea diffusa secondo la quale un eventuale abbandono dell’euro provocherebbe una spirale inflativa conseguente alla svalutazione della valuta nazionale è falsa –prosegue Lantino – lo dimostrano i fatti, non ultimo il procedimento di svalutazione dell’euro operato nel 2014, a cui in tutta l’unione non è corrisposto alcun aumento del tasso di inflazione”.

La battaglia per l’abbandono della moneta unica, non è però una campagna antieuropeista tout court: “Durante la campagna elettorale per le europee la posizione ufficiale era quella di provare a rinegoziare i patti fondativi dell’Unione, nel tentativo e nella speranza di poterla cambiare dall’interno –precisa Corrao –; resici conto dell’impossibilità di una simile impresa non abbiamo riteniamo opportuno per l’Italia rimanere in una simile congrega finanziaria germanocentrica”.

Un no all’euro che è dunque “un no all’Unione Europea così com’è, di modo che il nostro paese possa riappropriarsi della sovranità monetaria cui ha rinunciato, guadagnando esclusivamente degli stringenti vincoli di bilancio che hanno contribuito a mettere in ginocchio il tessuto produttivo e sociale di tutta Italia”.

La campagna per il ritorno alla Lira e l’abbandono della moneta unica portata avanti dal Movimento 5 Stelle non si risolve in un semplice cambio di valuta. “È imprescindibile l’abbandono del paradigma finanziario dell’economia, di cui sono espressione tremenda le politiche di austerità imposte al popolo greco – chiosa Lantino – delle politiche economiche efficaci debbono rilanciare i consumi, riappropriarsi della propria sovranità monetaria senza operare in queste due direzioni significherebbe consegnare larghe fette dell’economia nazionale al controllo della criminalità organizzata”.

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