Cronaca
20 Dicembre 2014
L'associazione ambientalista chiede al neo-governatore di impugnare l'art.38 del decreto Salva Italia

Legambiente: “Bonaccini si opponga alle trivelle”

di Redazione | 2 min

trivelleeeCresce l’opposizione delle Regioni e dei sindaci all’art. 38 del decreto Sblocca Italia che – osserva Legambiente – “sceglie oggi le trivelle per fare cassa a spese dell’ambiente, ipotecando lo sviluppo del turismo e della pesca sostenibile del Belpaese”. Sono già sei le Regioni che hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale entro il 10 gennaio la legge 166/2014 di conversione del “decreto 133/2014 Bidona Italia”, grazie all’azione promossa congiuntamente dagli ambientalisti di Fai, Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Touring Club Italiano e Wwf: hanno già risposto positivamente Abruzzo, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto.

Salta all’occhio, osserva Legambiente – l’assenza dell’Emilia Romagna in questo gruppo di Regioni. “E’ l’ennesima occasione persa dal neogovernatore Bonaccini per dare un segnale di svolta in campo ambientale – osserva l’associazione ambientalista -. Ma c’è ancora tempo per cambiare rotta: la possibilità di impugnare il decreto alla Corte Costituzionale scade il 10 gennaio prossimo. Per questo Legambiente chiede a Bonaccini di prendere posizione su un tema di estrema importanza come il rilascio delle concessioni di ricerca e trivellazione di idrocarburi. Soprattutto in una zona, quella della costa emiliano romagnola, che è a forte rischio subsidenza: aggiungere un fattore antropico alla subsidenza naturale già presente, è un azzardo inaccettabile”.

Come sostenuto e richiesto dalle associazioni ambientaliste, alcune Regioni stanno decidendo di contrastare la forzatura dirigistica, voluta dal Ministero dello Sviluppo Economico, e contraria al Titolo V della Costituzione, che bypassa l’intesa con le Regioni e stabilisce corsie preferenziali e poco trasparenti per le valutazioni ambientali e per il rilascio di concessione uniche di ricerca e coltivazione di idrocarburi. “Bisogna ricordare – spiega Legabmbiente – che mentre le attività petrolifere italiane varrebbero, secondo stime di Assomineraria, lo 0,5 per cento del Pil, l’Italia, secondo il rapporto “World Travel & Tourism Council”, ha ricavato nel 2013 dalle attività turistiche (compreso l’indotto) il 10,3”.

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