Bondeno
19 Dicembre 2014
L'ex ingegnere capo della Provincia Monti e Cerini rinviati a giudizio per la morte di Naouch

Crolli Ursa, a processo collaudatore e progettista

di Ruggero Veronese | 2 min

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admin-ajax-941Stellata di Bondeno. Si aprirà il prossimo 6 maggio il processo per l’omicidio colposo di Tarik Naouch, l’operaio 29enne morto sotto le macerie del capannone Ursa, a Stellata di Bondeno, la drammatica notte del 20 maggio 2012, quando il terremoto sconvolse l’Emilia. Al termine dell’ultima udienza preliminare il gup Piera Tassoni ha infatti rinviato a giudizio due delle persone che si occuparono della costruzione dell’edificio: il collaudatore Mauro Monti (ex ingegnere capo della Provincia) e il progettista Pierantonio Cerini, che si troveranno coimputati quando in primavera il tribunale ordinario aprirà il dibattimento. Ma non mancano le novità anche sul fronte delle indagini: il giudice ha infatti trasmesso gli atti in procura per far luce su un’altra eventuale responsabilità penale, della quale si discuteva già da diverse settimane. Quella cioè in capo al progettista della trave prefabbricata che cedette la notte della scossa, ‘punto debole’ dell’intero capannone e indicato dai periti come causa principale del crollo della struttura.

Escono quindi dalla vicenda due degli iniziali indagati: il direttore dei lavori Franco Mantero (60 anni, presidente dell’ordine degli ingegneri di Ferrara) e Simonello Marchesini (61 anni, legale rappresentante della ditta Stimet che si occupò dei lavori). Il primo perchè il fatto contestato non sussiste, il secondo per non aver commesso reato. Per Monti e Cerini si apre invece un procedimento in cui a farla da padrone saranno le perizie e consulenze tecniche che dovranno ricostruire con assoluta certezza i motivi del crollo. Già durante le udienze preliminari, sotto questo punto di vista, non sono mancate evoluzioni e colpi di scena: inizialmente infatti la procura aveva ipotizzato che all’origine del cedimento vi fosse un difetto nel collegamento tra la trave portante e i muri, che avrebbe provocato un distaccamento tra i vari elementi e quindi il collasso del capannone.

Un’ipotesi mutata dopo le verifiche dei consulenti del pm Nicola Proto e dell’avvocato Claudia Tassinari (parte civile per i familiari di Naouch), che avevano fatto emergere un problema nella conformazione stessa della trave prefabbricata. Che nel punto di aggancio con le pareti presenterebbe una carenza di armatura, ovvero dei reticoli di acciaio all’interno del calcestruzzo. Un elemento decisivo per sollevare Mantero e Marchesini da ogni responsabilità penale – essendo escluso un loro ruolo nella scelta o nel posizionamento della trave portante -, ma che spingerà ora gli inquirenti a far luce sull’origine di questo difetto. Il gup Tassoni ha quindi chiesto alla procura una verifica delle deleghe interne nella società fornitrice della trave per accertarne il vero ‘artefice’. Per il quale potrebbe quindi intervenire un nuovo rinvio a giudizio, portando così a tre il numero degli imputati per l’omicidio colposo del giovane Tarik Naouch.

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