Attualità
11 Novembre 2014

L’aggressione a Salvini e Piazzale Loreto

di Redazione | 4 min

L’aggressione a Matteo Salvini da parte degli antagonisti dei centri sociali di Bologna, fatte le dovute proporzioni, mi ha ricordato Piazzale Loreto. Spiego.

 

Giorgio Canali, nella canzone “Lettera del Compagno Lazlo al colonnello Valerio”, fa dire al primo

 

E a chi voleva la libertà

cosa gli diciamo?

Ai compagni morti per niente

cosa raccontiamo?

Che un pelato appeso a testa in giù

poteva bastarci?

Caro Valerio,non dovevamo fermarci

 

In un’amara lettera post 25 aprile, un partigiano prende atto del clamoroso autogol commesso dalla Resistenza. Il gesto eclatante ed efferato è stato assolutamente fine a se stesso, e pur essendo sacrosante le intenzioni e la necessità di fermare quei malati di mente dei fascisti, si è sbagliato il modo e soprattutto si è clamorosamente cannato il bersaglio. Perché un cancro come quello del fascismo somiglia di più a un palazzo che a un corpo: un corpo lo annienti decapitandolo, ma un palazzo si polverizza mettendo le cariche esplosive nelle fondamenta, non distruggendo il tetto.

Se sostituiamo le fucilate e le esecuzioni adottate dai partigiani con proiettili culturali e impiccagioni morali, ci si staglia davanti la Resistenza contemporanea. La nostra. La mia.

La Lega Nord, da trent’anni porta avanti folli campagne xenofobe e razziste, che hanno origine in un deserto culturale e umano che è andato via, via affollandosi sempre più. E da quella tundra intellettiva ha attinto il consenso che le ha regalato il pass d’ingresso ai palazzi del potere dalla porta principale portandola addirittura a ricoprire cariche istituzionali. Ha puntato da sempre alla pancia di un paese che ha ormai solo quella, avendo fatto volutamente atrofizzare la testa. E dopo Bossi e i suoi deliri sguaiatamente latrati nelle piazze, dopo Borghezio che disinfetta i posti dei treni occupati dai Rom, dopo Calderoli e le sue battute da circo Barnum sulla Kyenge, anche la Lega ha aggiornato il sistema, mettendo al proprio vertice la versione 2.0 incarnata da Matteo Salvini. Basta “celodurismo” di piazza, basta banane lanciate, basta con la rozzezza dei padri fondatori, no: demagogia, qualunquismo, populismo, xenofobia e razzismo in un moderno e accattivante formato social network. Massima resa, minima spesa. Perché il tweet e il post su Facebook stanno ai comizi come un virus endemico sta a una sassata. La banda larga al posto del grido. Il raggiungimento di milioni di persone con la fatica profusa in un clic. Conosco gente che votava Lega, ma mai si faceva vedere a quei Sabba surreali che erano i raduni a Pontida. Oggi ti basta un Mi Piace per avere in tempo reale sul telefono un getto continuo di cemento per costruire la tua personalissima cattedrale di nullità.

Ecco perché l’aggressione da parte dei centri sociali avvenuta ai danni di Salvini l’altro giorno, in una provocatoria visita al campo Sinti di Bologna, è stata una puttanata titanica. Perché la protesta era sacrosanta: come se non fossero sufficienti le parole rivoltanti che quotidianamente Matteo scagazza sul web, si è portato dietro (oltre al candidato per le regionali Alan Fabbri) pure la consigliera Lucia Borgonzoni che pochi giorni prima si era introdotta nello stesso campo con una telecamera delirando insulti xenofobi e postando poi il video su internet. Ma assalire quella patetica Armata Brancaleone distruggendo la macchina di Salvini (che comunque, sono convinto, avrà avuto, insieme a furto e incendio, certamente anche una postilla assicurativa per “copertura da danni antagonisti-comunisti”) è servito a una sola cosa: fare un favore a loro. Ancora una volta si è ceduto alla tentazione del gesto violento e plateale contro il vertice, in luogo del più dispendioso lavoro di cesello sul terreno culturale e morale scagliato verso la base. Insomma, se rompi la tana della formica regina anziché far ragionare le operaie o almeno tentando di metterle in minoranza, poi queste ci mettono un attimo a ricostruirla più solida di prima. Qualcuno di quei geni della lungimiranza politica e della strategia mediatica (gli antagonisti) mi dovrà poi spiegare che cazzo c’entrasse il cronista del Resto del Carlino a cui hanno spezzato un braccio. Mah.

A chi si vanta di essere erede morale dei Partigiani (con la “P” maiuscola), consiglio una ripassata alla storia per trarre preziosi insegnamenti su ciò che, soprattutto, non si deve fare. Perché l’antifascismo è un’altra cosa ed è una cosa seria, preziosa e delicata, da proteggere e maneggiare con cura e cultura. Non con sprangate alla Volvo di un populista, per quanto odioso.

In caso contrario, sarete disprezzabili quanto e più di un leghista qualunque.

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