Comacchio
14 Ottobre 2014
Operatori sanitari sul banco dei testimoni per chiarire la vicenda del contagio al Florenz del Lido degli Scacchi

Legionella nel camping: “Impossibile un controllo assoluto”

di Ruggero Veronese | 3 min

tribunale genericaComacchio. Può davvero essere imputabile ai titolari del Camping Florenz del Lido degli Scacchi quel singolo caso di legionella, contratta da un turista alla fine del maggio 2011? Secondo gli operatori di Usl e del servizio di igiene pubblica, che svolsero i controlli nella struttura ricettiva in seguito alla denuncia del villeggiante, garantire una ‘prevenzione perfetta’ non solo è impossibile (“nessuno può avere l’assoluta certezza di controllare la legionella, anche gli ospedali hanno problemi in questo senso”), ma all’epoca dei fatti non era nemmeno obbligatorio per legge, visto che solo il 7% dei Comuni emiliano-romagnoli aveva recepito la delibera regionale che elencava le linee guida per combattere le possibili infezioni.

Tesi che, almeno secondo l’avvocato Gianluigi Pieraccini, scagionerebbero il suo cliente Gianfranco Vitali, titolare del camping e unico imputato nell’attuale processo, con l’ipotesi di reato di lesioni dovute al mancato rispetto delle normative di sicurezza e prevenzione sui posti di lavoro. Un capo di accusa di fronte al quale, già nelle precedenti udienze, Pieraccini si mostrava perplesso, parlando della “stranezza di un’ipotesi di reato rubricata come infortunio sul lavoro, quando l’infortunio è occorso a un ospite e non a un lavoratore del campeggio”. E al quale il tribunale potrebbe decidere di non dar seguito – se il reato non fosse procedibile d’ufficio -, se si considera anche la remissione di querela da parte del turista ‘contagiato’, che ha già raggiunto un accordo di risarcimento privato con il Camping Florenz.

Ma, remissione di querela a parte, durante l’ultima udienza, il pm Alberto Savino e gli avvocati delle parti hanno cercato di far chiarezza sulle eventuali responsabilità del camping in materia di prevenzione. Fondamentale è da questo punto di vista l’aspetto delle normative, visto che solo dopo la vicenda del visitatore infettato dalla legionella, e per la precisione il 16 luglio 2011, il Comune di Comacchio stabilì l’obbligatorietà di diverse misure di sicurezza. Per esempio la circolazione di acqua calda a 60° a intervalli regolari dalla caldaia a tutta la rete del camping: una pratica che spesso riesce a ridurre la presenza del batterio – pericoloso soprattutto quando le tubature restano inutilizzate per diverso tempo – sotto i livelli di guardia. Una pratica che, pur non essendo ancora obbligatoria, veniva già messa in pratica dal camping negli anni precedenti (dal 2008 al 2010), mentre i testimoni non hanno saputo chiarire se anche nel 2011 fosse già stata attuata.

Punto chiave della testimonianza è però quello in cui l’operatore del servizio di igiene pubblica afferma che “nessuno può avere l’assoluta certezza di controllare la legionella”, nemmeno mettendo in pratica alla lettera la direttiva. Ma per il tribunale sarà decisivo anche valutare la pertinenza del capo di imputazione: “Le docce dove avete eseguito i controlli vengono utilizzate anche dai dipendenti del camping?”, chiede ripetutamente Pieraccini ai testimoni, che non sanno rispondere a questo quesito. Ma se il personale del Florenz risultasse totalmente estraneo agli impianti in questione, anche l’accusa della procura verso Vitali andrebbe a cadere.

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